Il vicepresidente del Gruppo racconta la partnership con Allianz per contrastare l'emergenza

Un'idea ambiziosa per dare una risposta immediata nell'emergenza sanitaria del coronavirus. "Una semplice telefonata, la volontà imprenditoriale condivisa" di mettere in campo strutture, know how, e risorse per un progetto italiano. Così è nata la partnership fra Allianz e il Gruppo Sapio per intervenire a sostegno dell'ospedale per il Covid 19, in fase di realizzazione negli spazi della ex Fiera di Milano, fornendo gli impianti di distribuzione, l'ossigeno e i gas medicali per la terapia intensiva. A raccontare a LaPresse come tutto è decollato in tempi record è Maurizio Colombo, vicepresidente del Gruppo Sapio, che ha sede a Monza ed è attivo nel campo della sanità, nel settore ospedaliero e dell'home care, e in particolare in quello degli impianti per l'ossigeno e i gas medicali.

"Il presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali mi ha chiamato tre settimane fa e mi ha detto che voleva realizzare l'ospedale dedicato al coronavirus. Ho subito pensato che quegli spazi avessero un'altezza eccessiva. Poi però ho capito che la cosa invece aveva assolutamente senso: perché i reparti, trattandosi di malati di Covid 19, devono restare molto distanziati, si trattava solo di correre e fare velocemente".

Qual è la principale sfida tecnica di questa impresa?

I malati di coronavirus hanno particolarmente bisogno di altissimi flussi di ossigeno. Faremo quindi delle tubazioni doppie con apposite bocchette per iperventilare. Abbiamo un engineering dedicato a questi impianti che nella loro semplicità devono essere progettati in modo da garantire altissimi livelli, perché al minimo errore si possono creare grandissimi problemi. La vera sfida in questo caso è il tempo. Fare tutto in tempi ridottissimi. Pronti a eventuali ampliamenti. Saranno fondamentali la passione che metteranno i nostri lavoratori e la capacità lombarda nel realizzare l'ospedale alla Fiera di Milano coi tempi dei cinesi.

Come hanno preso nella sua azienda la decisione di partecipare a questo progetto? 

La nostra è una azienda familiare. Ne ho parlato con i miei due cugini. Sono stati subito entusiasti. Mi hanno detto senza esitazione 'facciamo questa cosa e doniamola'.

Allianz come entra in gioco?

 Ne ho immediatamente parlato a Giacomo Campora, amministratore delegato di Allianz. E nel giro di due minuti ha detto che il suo gruppo era disponibile a contribuire con noi a sostenere economicamente l'impresa. Ce l'abbiamo fatta e si stanno già realizzando i moduli di terapia intensiva e semi intensiva.

Ci sono difficoltà operative legate all'emergenza?

Si, trovare in giro per il mondo i respiratori polmonari per l'intensiva è molto complicato. Ma come Sapio ci stiamo provando anche noi, in particolare cercando sul mercato tedesco.

L'attività del vostro Gruppo con il coronavirus non si è mai arrestata?

Noi non ci siamo mai fermati. Avevamo adottato misure in modo preventivo, prima ancora che uscissero le norme comportamentali. E quando la vita sociale non aveva ancora subito alcuna limitazione abbiamo già iniziato a usare mascherine. E abbiamo sospeso le riunioni nelle sale, utilizzando sistemi di videoconferenza. Non volevamo correre rischi e paralizzare un'azienda come la nostra, strategica in un momento come questo.

Cosa cambierà nel vostro settore dopo la pandemia?

Basta guardare le difficoltà che ci sono ora a trovare i ventilatori di terapia intensiva. In Italia c'è un solo produttore, gli altri sono all'estero, molti in Cina. Dovremo essere sempre più globali, ma molto autosufficienti a livello locale.

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