La petizione su change.org lanciata da quattro dottoresse non obiettrici ha raccolto 67mila firme in poche ore

Quasi 67mila firme in poche ore. È esplosa la petizione diretta alla ministra della Salute Giulia Grillo lanciata su change.org da quattro ginecologhe non obiettrici per garantire la piena applicazione della legge 194. La richiesta è di sanzionare gli Enti ospedalieri che non forniscono il servizio di interruzione volontaria di gravidanza e istituire una sorta di 'helpline' per le donne che necessitano di supporto.

Le quattro promotrici sono tra le più importanti ginecologhe italiane che da sempre si prendono cura di ogni paziente, "nel rispetto della sua dignità e del suo diritto alla libertà riproduttiva". Si tratta di Silvana Agatone, ginecologa presidente Laiga Libera Associazioone Italiana Ginecologi per l'applicazione della Legge 194/78 e socia fondatrice della rete nazionale di politica femminista 'Rebel Network'; Elisabetta Canitano, ginecologa non obiettrice Vita di Donna; Concetta Grande, ginecologa non obiettrice socia Laiga; Giovanna Scassellati, responsabile Uosd salute riproduttiva Ospedale San Camillo.

Le quattro ricordano alla ministra l'importanza di una legge ormai boicottata e resa inapplicabile in gran parte delle regioni italiane. "Spesso accade – scrivono – che quando vuoi interrompere la gravidanza, non trovi negli ospedali medici che ti sostengano e diano seguito alla tua scelta; se vuoi abortire, vieni giudicata e pressata da chi dovrebbe rispettare la tua decisione e permetterti di viverla in tranquillità e sicurezza; non riesci ad usufruire dell'aborto farmacologico, perchè in Italia è consentito solo fino a 49 giorni di gravidanza, invece che fino a 63, come in tutti gli altri paesi del mondo. Tutto questo per noi è inaccettabile".

La petizione presenta dei dati: nel 2015 su un totale di 614 ospedali solo 385 effettuavano l'aborto (ovvero solo il 59,4%). Nel 2016, da 385 si è passati a 371 e da allora continuano a diminuire. Nella realtà, quindi, poco più della metà degli ospedali garantisce il rispetto della legge. Inoltre "delle strutture che danno la possibilità di usufruire della legge 194 solo una piccolissima percentuale permette alle donne che scoprono di avere un feto gravemente malformato di sottoporsi ad aborto dopo i 90 giorni di gravidanza. Tutto questo vuol dire che, a meno che una donna non sia ricca, il diritto di abortire diviene una ricerca affannosa da provincia a provincia e talvolta da regione a regione, con il rischio di arrivare fuori tempo nei pochissimi ospedali dove vi sia un ginecologo disponibile".

Il testo, sottoscritto anche dal segretario della Cgil, Susanna Camusso, dall'expresidente della Camera, Laura Boldrini, sottolinea che "in questo penoso scenario, lo Stato accetta l'obiezione anche di medici e infermieri che dovrebbero assistere le pazienti prima, durante e dopo l'intervento. Tutto ciò disattende in maniera clamorosa l'articolo 9 della legge 194/78 che obbliga tutti gli Enti ospedalieri a garantire interruzioni volontarie di gravidanza. Il personale ospedaliero in molte strutture sanitarie subisce pressioni e mobbing per firmare l'obiezione".

Oggi infatti è l'obiezione di coscienza il vero grimaldello per sabotare la legge 194. Obiezione che in certe regioni, in particolare al Sud, riguarda addirittura il 90% di medici, infermieri, anestesisti. La è di disporre l'erogazione del servizio IVG in ogni ospedale, istituendo la presenza obbligatoria di ginecologi non obiettori 24 ore su 24; di sanzionare le direzioni sanitarie che non assicurano piena assistenza a chi ne ha bisogno e diritto; di istituire una helpline nazionale e gratuita con un servizio di assistenza attivo 24 ore su 24, gestito direttamente dal Ministero della Salute, per informare e accompagnare le donne respinte da medici/ospedali obiettori. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata