Da rivedere, secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il provvedimento sull'affido condiviso dei figli dopo il divorzio. Il ministro Fontana: "Non fanno che insultarci, forse non vogliono più questo governo"

Una pietra sopra il ddl Pillon. Per Vincenzo Spadafora, il testo del senatore leghista, basato sul principio di 'bigenitorialità perfetta' nella gestione dell'affido dei figli dopo separazioni e divorzi e fortemente criticato, "è chiuso". Quel provvedimento, spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio a Omnibus, "non arriverà mai in aula, non se ne parla più, è archiviato. Adesso bisogna scrivere un nuovo testo, che probabilmente prenderà anche qualcosa di buono, perché qualcosa di buono poteva anche esserci, ma molto poco, per andare incontro ai temi del diritto di famiglia, ma non come aveva pensato Pillon. Sono state fatte le audizioni in Commissione Giustizia, adesso c'è un nuovo tavolo Lega-M5S al quale sono state invitate anche le opposizioni per scrivere un nuovo testo".

A replicare ci pensa Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato: Il Movimento 5Stelle "può pensarla come vuole, ma non si può certo archiviare quello che c'è scritto nel contratto di governo", spiega interpellato da LaPresse. Il contratto di governo "sull'affido condiviso è molto chiaro e parla dell'esigenza di inserire un rapporto di parità a partire dalla permanenza dei figli con tempi paritari tra i genitori". Inoltre, aggiunge Romeo, come scritto nel testo "è necessario riorganizzare e semplificare il sistema delle adozioni nazionali e internazionali".

Un botta e risposta che certifica le tensioni nella maggioranza sui temi che riguardano la famiglia, balzati prepotentemente al centro del dibattito in occasione del Congresso di Verona. Proprio su questo è tornato anche il ministro Lorenzo Fontana, che, accusato da Spadafora di non aver fatto nulla per le famiglie, risponde: "Forse Spadafora dormiva – dice in un'intervista al Corriere -. Di certo, per i problemi di finanziaria, non tutto quello che vogliamo fare concretamente per le famiglie siamo già riusciti a farlo e ci siamo trovati tante misure azzerate perché finanziate dal precedente governo fino al 2018. Però, siamo al lavoro da soli nove mesi. Come promemoria per Spadafora, gli ricordo che noi abbiamo tentato di mettere qualcosa anche nel reddito di cittadinanza senza aver trovato da parte loro una grande sensibilità. Detto questo: c'è l'incentivo alla natalità che prevede assegni tra i 960 e i 1920 euro (e il 20% in più dal secondo figlio), l'aumento del 50% agli incentivi per gli asili nido, il congedo di paternità fino ai sei giorni. E poi, il finanziamento più interessante di tutti: i 100 milioni del fondo famiglia".

Poi la frecciata al M5S: "Ci accusano di essere nemici delle donne, ci danno dei fanatici, ci coprono di insulti quotidiani. Nell'ultimo mese sono stato più insultato dai 5 stelle che dalle opposizioni. Forse non hanno più a cuore lo stare al governo del Paese. Che cosa dovrei pensare? È evidente che se qualcuno continua a provocare, significa che vuole una reazione".

Fontana è infastidito dal fatto "che ci abbiano dipinto come dei nemici delle donne, gente che le vorrebbe segregare in casa e togliere loro dei diritti. Ho persino letto una dichiarazione di Luigi Di Maio in cui diceva che qualcuno nega il tema della violenza sulle donne. Questo è un insulto deliberato. Difficile andare avanti a lavorare con chi ti insulta".
 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: