Prima intervista alla presidente della Camera in qualità di esponente politico

Laura Boldrini chiude il sipario sulle prospettive di una convergenza dopo il voto tra Liberi e Uguali e il Movimento 5 Stelle. Nella sua prima intervista televisiva nelle vesti di esponente della lista nata dall'unione di Mdp, Possibile e Sinistra Italiana, la presidente della Camera afferma: "Non trovo punti di congiunzione fra noi e il M5S quello che hanno fatto in questi anni dimostra che non c'entrano nulla con la sinistra. Di Maio dice che non vorrebbe mai fare un accordo con noi ed ha ragione perché anche io la penso nello stesso modo".

E riguardo alle parole di Pier Luigi Bersani, aggiunge: "Bersani invece vorrebbe parlarci? Parlare è un conto, allearsi un altro". Boldrini poi mette sullo stesso piano il candidato premier M5S e il leader di Forza Italia: "Chi sceglierei tra Berlusconi e Di Maio? Sono due esempi maschili che non mi ispirano affatto. Non scelgo".

Nessuno sconto neppure al segretario del Carroccio che più volte l'ha insultata, così come gli esponenti del suo partito. "Salvini mi vuole sfidare? Quel simpatico signore che mi ha paragonato a una bambola gonfiabile adesso mi vuole sfidare. Io non so ancora dove mi candiderò, ma stia tranquillo che sfiderò sempre le sue idee basate sul razzismo e sulla paura", commenta ironica.

Sulle Regionali di Lazio e Lombardia e sui rapporti con il Pd, lascia la palla al capolista Pietro Grasso "che sta gestendo direttamente la partita". Ma assicura: "Penso che da qui a poco si troverà una soluzione. Bisogna trovare un equilibrio sui punti del programma".

Un'apertura poi a Nicola Zingaretti, presidente uscente e ricandidato dal Pd alla guida di governatore della Regione Lazio: "Ha ereditato una situazione drammatica e ha fatto tutto quello che ha potuto".

Unico accenno critico a Matteo Renzi è per commentare le sue stesse parole. "Dice che votare noi è come dare un voto alla destra? E' un'analisi molto discutibile. Basta guardare i numeri. Alle europee il Pd era al 40%, ora i sondaggi lo vedono al massimo al 25%. Alle primarie hanno perso un milione di voti. Persone che se ne sono andate, e io penso che LeU sia una lista che va a riempire un vuoto".

Quindi spiega che un risultato a due cifre alle elezioni del 4 marzo "sarebbe il top". Infine uno sguardo distaccato alle promesse elettorali fatte dai partiti: "Non si acquisisce credibilità sparandole grosse anche se purtroppo è una cosa che piace". 

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