‘Oro di Bankitalia al popolo italiano: smontiamo le fake news’. Ecco il titolo della nota informativa di Fratelli d’Italia in riferimento all’emendamento alla manovra. “Il capitale della Banca d’Italia, comprese quindi le riserve auree, è detenuto da banche, assicurazioni, fondazioni, enti ed istituti di previdenza, fondi pensione ecc. aventi sede legale in Italia. In molti casi si tratta di soggetti privati, alcuni dei quali controllati da gruppi stranieri“, si legge nella nota informativa di FdI anticipata da Repubblica e Corriere.
“L’Italia – si trova ancora scritto nel documento visionato da LaPresse – non può correre il rischio che soggetti privati rivendichino diritti sulle riserve auree degli italiani”. Il documento di studio a uso interno, destinato ai gruppi parlamentari di FdI, rivendica per questo la necessità di una norma “che faccia chiarezza sulla proprietà”. Si fa riferimento al fatto che “sul sito della Banca d’Italia si afferma che l’oro è di ‘proprietà dell’istituto’. Un motivo in più per esplicitare che le riserve auree sono di proprietà di tutti gli italiani“.
Il documento di FdI: “Emendamento per evitare speculazioni”
“Specificare con una norma che la Banca d’Italia non è proprietaria delle riserve auree della nazione ma le gestisce e le detiene ad esclusivo titolo di deposito, senza con ciò pregiudicare il diritto di proprietà dello Stato italiano su dette riserve, comprese quelle che si trovano fisicamente all’estero, è una previsione di buon senso” al fine “di evitare speculazioni sulla ricchezza che appartiene al popolo italiano”. È quanto si legge nel dossier, di cinque pagine, in cui Fratelli d’Italia riassume la posizione sull’emendamento alla manovra sulle riserve auree firmato dal capogruppo al Senato Lucio Malan. Viene ricordato che “Fratelli d’Italia si batte da anni” tanto che la proposta era contenuta anche in una mozione presentata nel 2019.
Il documento sottolinea che “alcuni Stati, anche membri dell’Ue, hanno già chiarito questo concetto nella propria legislazione, mettendolo nero su bianco, a dimostrazione del fatto che ciò è perfettamente compatibile con i Trattati europei”. Seguono quindi alcuni dati: “l’Italia è la terza nazione al mondo per volume di riserve auree: 2.452 tonnellate dal valore economico stimato in 280 miliardi di euro, distribuito tra i caveau della Banca d’Italia e l’estero”. Ed “è importante – si legge – ribadire che queste riserve non saranno mai nella disponibilità dei soggetti privati che detengono quote di capitale di Banca d’Italia, alcuni dei quali fanno capo anche a gruppi stranieri”.
Si nota che “l’allarmismo nato intorno all’emendamento presentato da Fratelli d’Italia in Senato alla legge di Bilancio, che ribadisce un principio normale e cioè che le riserve auree sono di proprietà del popolo italiano, è sorprendente. La misura, infatti, a differenza di quanto sostenuto da politici e analisti di sinistra, né mette in discussione l’indipendenza della Banca d’Italia, né viola i trattati europei. Si tratta di una norma utile e giusta che mette in sicurezza la ricchezza del popolo italiano”. “Non si comprende quindi la levata di scudi di queste ore nei confronti della proposta di FdI. A meno che, ed è lecito domandarselo, chi oggi si agita non abbia altri motivi per farlo”, conclude.

