Il 72% degli italiani è disilluso: non crede più ai partiti, ai leader politici e al Parlamento. E’ la fotografia che emerge dalle ‘Considerazioni generali’ del 59esimo Rapporto Censis, elaborato su dati Istat. “Il 63% è convinto che si sia spento ogni sogno collettivo in cui riconoscersi”, rileva l’Istituto.
Papa Leone ha fiducia del 60,7% degli italiani, Trump 16,3%
L’unico leader con una proiezione globale che ottiene la fiducia della maggioranza degli italiani (60,7%) è Leone XIV. Seguono:
- Sánchez (44,9%)
- Merz (33,5%)
- Von der Leyen (32,8%)
- Macron (30,9%)
- Starmer (29,0%)
- Lula (23,0%)
- Trump (16,3%)
- Modi (14,9%)
- Xi Jinping (13,9%)
- Putin (12,8%)
- Orbán (12,4%)
- Erdogan (11,0%)
- Netanyahu (7,3%)
- Khamenei (7,3%)
- Kim Jong-un (6,1%)
Da urne a piazze, calo record della partecipazione politica
“Alle ultime elezioni politiche del 2022 gli astenuti hanno raggiunto la quota record del 36,1% degli aventi diritto, 9 punti percentuali in più rispetto alle precedenti elezioni del 2018. Alle europee del 2024 il 51,7% degli elettori ha disertato le urne (alle prime elezioni dirette del Parlamento europeo, nel 1979, gli astenuti si fermarono al 14,3%).
Nel 2003 il 57,1% degli italiani si informava regolarmente di politica, nel 2024 la percentuale è scesa al 48,2%. I cittadini che ascoltano dibattiti politici erano allora il 21,1% e sono oggi il 10,8%. La partecipazione ai comizi si è dimezzata: dal 5,7% al 2,5% (dal 6,3% all’1,9% tra i giovani di 20-24 anni). E le mobilitazioni di piazza raccolgono sempre meno adesioni: nel 2003 il 6,8% degli italiani aveva partecipato a cortei, vent’anni dopo il 3,3%. Un’eccezione, dunque, le recenti proteste per il conflitto in Palestina”, riporta il Censis.
Censis: il 43% degli italiani disapprova intervento militare
Secondo il Rapporto, un intervento militare italiano, anche nel caso in cui un Paese alleato della Nato venisse attaccato, è disapprovato dal 43% degli italiani. Il 66% ritiene che, se per riarmarsi l’Italia fosse obbligata a tagliare la spesa sociale, allora dovremmo rinunciare a rafforzare la difesa.
Inoltre, per il 62% degli italiani l’Unione europea non ha un ruolo decisivo nelle partite globali. Il 53%, si legge nel documento, crede che sia destinata alla marginalità in un mondo in cui vincono la forza e l’aggressività, anziché il diritto e l’autorità degli organismi internazionali. Per il 74% l’’american way of life’ non è più un modello socio-culturale, un tempo da imitare e oggi irriconoscibile. Il 55% è convinto che la spinta del progresso in Occidente si sia esaurita e adesso appartenga a Cina e India.
2024, giornali a picco ma ‘momenti culturali’ in crescita
Negli ultimi vent’anni, tra il 2004 e il 2024, la spesa per la cultura delle famiglie italiane si è considerevolmente ridotta (-34,6%), attestandosi nell’ultimo anno appena sopra i 12 miliardi di euro: una cifra che corrisponde solo a poco più di un terzo di quanto spendiamo nell’insieme per smartphone e computer (quasi 14,5 miliardi nel 2024: +723,3% negli ultimi vent’anni) e per i servizi di telefonia e traffico dati (17,5 miliardi).
La caduta dei consumi culturali privati complessivi è riconducibile, secondo il Censis, soprattutto alla forte contrazione della spesa per giornali (-48,3%) e libri (-24,6%). Gli altri consumi di beni e servizi culturali degli italiani non sono affatto diminuiti: la spesa delle famiglie per queste voci è aumentata rispettivamente del 14,2% e del 28,9%. L’offerta culturale diventa sempre più un dispositivo esperienziale.
Nell’ultimo anno il 45,5% degli italiani ha assistito almeno una volta a uno spettacolo cinematografico, il 24,7% a eventi musicali, il 22,0% a spettacoli teatrali, il 10,8% ai concerti di musica classica e all’opera. Sia il teatro (+1,7% nel periodo 2019-2024), sia i concerti (+0,9% per la musica classica, +4,5% per gli altri concerti musicali) sono state attrazioni condivise da porzioni crescenti della popolazione. Nel 2024 i musei e le mostre sono stati visitati almeno una volta dal 33,6% degli italiani (rispetto al 31,8% del 2019), i siti archeologici e i monumenti dal 30,9% (rispetto al 27,4% del 2019).

