Archiviazione per la premier Giorgia Meloni. Richiesta di Autorizzazione a procedere alle porte, invece, per i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e per il sottosegretario Alfredo Mantovano. Queste le decisioni del Tribunale dei ministri sui quattro componenti del governo indagati per favoreggiamento, peculato e — il solo Guardasigilli — per omissione d’atti d’ufficio, dopo la mancata consegna e il rimpatrio nel gennaio di quest’anno del generale libico Osama Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità. Ad anticipare con un post sui social le conclusioni della sezione specializzata del tribunale è la stessa presidente del Consiglio. Che dà notizia della sua archiviazione e insieme ipotizza l’autorizzazione a procedere per gli altri membri del governo, scenario definito “assurdo” dalla stessa Meloni.”Oggi mi è stato notificato il provvedimento dal Tribunale dei ministri per il caso Almasri: dopo oltre sei mesi dal suo avvio, rispetto ai tre mesi previsti dalla legge, e dopo ingiustificabili fughe di notizie. I giudici hanno archiviato la mia sola posizione”, scrive la premier. E aggiunge: “desumo che verrà chiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Piantedosi e Nordio e del Sottosegretario Mantovano”.
Ipotesi che, tuttavia, al momento non trova conferme. Né dalla Giunta delle autorizzazioni della Camera, alla quale non è pervenuta nessuna carta del dossier Almasri dal Tribunale dei Ministri. Nè da fonti del Viminale, secondo cui il ministro Piantedosi non avrebbe ancora ricevuto notifica del provvedimento. La polemica politica, però, è già accesa. A partire dall’attacco della premier verso la tesi del tribunale, che lei stessa tiene a riportare. “Nel decreto – scrive Meloni – si sostiene che io ‘non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta’: e in tal modo non avrei rafforzato ‘il programma criminoso’. Si sostiene pertanto che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte. È una tesi palesemente assurda”. E insiste: “A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo Governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro”.
Salvini: “Avanti insieme, alla faccia di Conte”
Parole che hanno un triplice obiettivo: smontare la tesi dei giudici, rivendicare la compattezza nelle scelte del governo e lanciare una frecciata rivolta all’ex premier Giuseppe Conte. Che viene punzecchiato proprio per le posizioni assunte nella vicenda Open Arms, che investì l’allora ministro dell’Interno del governo ‘gialloverde’ Matteo Salvini. Ed è lo stesso leader leghista a usare la vicenda per marcare il distinguo e rivendicare l’unità del centrodestra di fronte ai nuovi sviluppi del caso Almasri. “Alla faccia dei ‘non ricordo’ degli smemorati Conte e Toninelli sugli sbarchi dei clandestini … Avanti insieme a testa alta, non ci fermeranno”, scrive Salvini sui social. La premier incassa il sostegno e rivendica la sua piena responsabilità sulla vicenda: “Ribadisco la correttezza dell’operato dell’intero Esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani, e lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere”.
Le opposizioni attaccano: “Ora si facciano processare”
Le opposizioni, invece, vanno all’attacco. Avs e Più Europa, in primis. “Non avevamo dubbi che il tribunale dei ministri avrebbe chiesto l’autorizzazione a procedere per quegli esponenti del governo Meloni che non rispettando la legge e le norme internazionali hanno liberato e riportato in Libia con tutti gli onori un torturatore e un trafficante di esseri umani come Almasri”, dichiara il leader di SI Nicola Fratoianni. Che incalza: “È inutile che Meloni lo annunci con stizza, assumendo su di sè ogni responsabilità, e sfidando in modo plateale chi è alla ricerca della verità e della giustizia, quasi invocando l’impunità per i suoi ministri”. Replica alle parole della premier anche il leader di Europa Verde Angelo Bonelli, puntando il dito verso l’esecutivo: “Ciò che è assurdo è che avete liberato uno stupratore, anche di minori ,un assassino, un trafficante di esseri umani, di questo vi dovete vergognare”. E aggiunge: “Ora se il governo Meloni non si sente al di sopra della legge consenta con la sua maggioranza che si svolga il processo ed evitate di nascondervi dietro l’immunità”. Duro anche il segretario di +Europa Riccardo Magi: “Meloni rivendica la liberazione di un torturatore e stupratore”.