Affluenza definitiva al 30,6%: non raggiunto il quorum per i 5 quesiti
Rafforzata. Si sente così Giorgia Meloni dopo l’esito del referendum dell’8 e 9 giugno, con i cinque quesiti su lavoro e cittadinanza che ai seggi hanno fatto segnare un’affluenza del 30,6%. Quorum lontanissimo quindi, con la presidente del Consiglio che una manciata di minuti dopo la chiusura delle urne affida al suo braccio destro Giovanbattista Fazzolari il compito di dettare la linea. “Le opposizioni hanno voluto trasformare i 5 referendum in un referendum sul governo Meloni – spiega il sottosegretario con delega per l’Attuazione del programma -. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita”.
Fratelli d’Italia dopo il referendum: “Sinistra sconfitta”
Il partito della premier, Fratelli d’Italia, ricorre invece ai social per sottolineare che non c’è stata nessuna spallata: “Sfratto annullato, sinistra sconfitta e Governo rafforzato. Oggi tramonta il campo largo”. All’attacco anche i ministri di FdI. “La mobilitazione di tutta l’opposizione e del primo sindacato italiano non è servita a nulla” rimarca Luca Ciriani, mentre per il collega Francesco Lollobrigida “il fallimento del referendum è la risposta alle strumentalizzazioni della sinistra”. Ancor più duro Tommaso Foti, secondo il quale “lo schiaffone per la compagnia del ‘tutti dentro contro la Meloni’ conferma la miopia politica ed elettorale di chi pretendeva di trasformare i referendum in un giudizio sul governo”.
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Salvini: “Rispetto per chi ha votato, ma enorme sconfitta della sinistra”
Ad esultare è comunque tutto il centrodestra, con Matteo Salvini che da un lato esprime “grande rispetto” per chi è andato a votare e dall’altro mette in evidenza “l’enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità e che non riesce a mobilitare neanche i propri elettori”. Il vicepremier e segretario della Lega, impegnato in Francia alla festa dei Patrioti, si sofferma poi sul tema legato alla cittadinanza: “Non è un regalo, bisogna semmai avere regole ancora più severe”. A via Bellerio non si nasconde la soddisfazione per la “devastante sconfitta per Schlein, Landini, Conte e compagni. Flop clamoroso e disastro epocale per la sinistra”.
Tajani: “Il governo si è rafforzato”
Anche l’altro vicepremier, Antonio Tajani, mette l’accento sulla “sconfitta della sinistra“, di una opposizione “che voleva tentare l’assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. Gli è andata male, il governo si è rafforzato, l’opposizione si è indebolita”. “Ancora una volta ha vinto la maggioranza di centrodestra e come segretario di FI – confessa – sono soddisfatto di questo risultato”. Secondo il titolare della Farnesina, poi, bisognerebbe adesso aprire un ragionamento su come cambiare la legge sui referendum: “Servono probabilmente più firme anche perché abbiamo speso tantissimi soldi, per esempio per portare milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche”.
Sulla stessa linea il leader di Nm, Maurizio Lupi: “Presenteremo una proposta di legge per aumentare ad un milione il numero di firme necessarie per promuovere un referendum”. Il dibattito sul tema, ovviamente con una linea differente, tiene banco anche nel campo dell’opposizione. Per il segretario di +Eu Riccardo Magi “il quorum è divenuto un ostacolo e proporremo di eliminarlo”, mentre per il leader M5s Giuseppe Conte lo strumento “va rivisto nelle modalità e nei paletti, abbassandolo”.
A tornare in maniera pungente sui dati legati al voto è poi anche Ignazio La Russa, duramente contestato dal centrosinistra per le sue dichiarazioni in vista del voto.
“Alla luce dei numeri dell’affluenza, sarebbe troppo facile ora infierire verso coloro che, come Schlein, Bonelli e tanti altri, mistificando il senso delle mie parole, hanno invitato ad andare a votare non per la presunta bontà dei quesiti referendari ma semplicemente, se non per odio, quasi per far dispetto a me. In realtà, io non ho più fatto né cenni né parola di propaganda e, come promesso, sono andato al seggio addirittura già domenica mattina presto – le parole del presidente del Senato -. Ma la loro volgare campagna di disistima o peggio di odio nei miei confronti ha avuto un effetto: ho votato per un solo quesito, quello sugli incidenti sul lavoro. Senza le loro parole, forse avrei votato NO a tutti e cinque”.
“Insomma – conclude -, Schlein, Bonelli e i vari opinionisti schierati hanno fatto perdere non guadagnare punti all’affluenza. E forse non solo i miei perché ho testimonianza di tanti che schifati dal loro ‘Dalli a La Russa’ o peggio “Dalli alla Meloni’ hanno deciso di rinunciare ad andare a votare. Contenti loro…”. Contenta è sicuramente Meloni che, dopo il doppio appuntamento con amministrative e referendum, guarda già alle prossime elezioni regionali, test ritenuto più delicato e dal risvolto decisamente più ‘politico’. L’apertura sul terzo mandato arrivata da via della Scrofa ha di fatto riaperto il dossier caro soprattutto alla Lega, con Salvini che mercoledì farà il punto sulla questione in occasione del consiglio federale convocato alla Camera.
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