Il Consiglio dei ministri da poco concluso a Palazzo Chigi, secondo quanto si apprende, ha deliberato di impugnare alla Corte costituzionale la legge della Provincia autonoma di Trento sul terzo mandato. La delibera è arrivata dopo un confronto tra i ministri nel corso della riunione, e con il voto contrario della Lega.
Lega: “Autonomia del Trentino è non negoziabile e fondamentale”
“In linea con il principio autonomista, la Lega sottolinea che tra le competenze primarie figurano anche quelle in materia elettorale. Contestare la legge sul terzo mandato in Trentino equivale a violare i principi statutari della nostra autonomia e a equiparare la nostra regione alle altre, trascurando il valore distintivo delle regioni a statuto speciale. Queste ultime detengono una competenza legislativa esclusiva in tale ambito, come indirettamente riconosciuto dalla Corte costituzionale nella sentenza relativa alla Campania. L’autonomia del Trentino è un valore non negoziabile e fondamentale. Questo sia chiaro anche ai colleghi di maggioranza”. Così le parlamentari trentine della Lega Vanessa Cattoi ed Elena Testor.
Fugatti: “Decisione molto pesante”
“Lo riteniamo un atto istituzionale molto pesante contro le prerogative dell’autonomia trentina, con una chiara valenza politica. A nostro modo di vedere non era opportuno intervenire. Le autonomie speciali, come la Corte costituzionale ha anche detto fra le righe nella sentenza della Campania, hanno potere legislativo su questa materia. Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, a margine del Festival delle Regioni, al Palazzo Ducale di Venezia, commentando l’impugnazione del Consiglio dei ministri sul terzo mandato in Trentino.
“Lo riteniamo un atto contro il Trentino, contro l’autonomia del Trentino. Nei prossimi giorni valuteremo il da farsi” ha detto ancora Fugatti. “I ministri della Lega presenti hanno votato contro e hanno cercato di difendere le prerogative del nostro territorio”. A chi gli chiedeva se si possa aprire una crisi, il presidente leghista ha replicato: “Non mi occupo di tematiche nazionali, non è un tema di cui mi occupo io”.
L’incostituzionalità della legge sul terzo mandato in Campania
Il 9 aprile 2025 è stata dichiarata intanto incostituzionale la legge della Regione Campania che consente al presidente uscente Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato. È la decisione della Corte Costituzionale sul ricorso presentato dalla presidenza del Consiglio contro la norma in questione.
“Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti”. Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in merito alla decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la legge regionale campana sul terzo mandato.
Cosa aveva commentato Zaia
“Letta la nota sintetica della Corte Costituzionale, in attesa del testo completo, non posso esimermi da alcune prime considerazioni. Senza entrare nel merito dei tecnicismi della legge campana, la Corte chiarisce che chi ha già ricoperto due mandati consecutivi non può candidarsi per un terzo. Si tratta, appunto, di un rilievo tecnico”, affermò ad aprile Luca Zaia. “C’è però un ulteriore elemento da approfondire. La Corte afferma nella nota che questo principio si applica a tutte le Regioni che si sono dotate di una legge elettorale. A questo punto, la domanda che sorge è: cosa accade nelle Regioni che non l’hanno adottata? Un altro passaggio rilevante è il richiamo della stessa Corte alla distinzione tra Regioni ordinarie e a statuto speciale. Queste ultime, come viene sottolineato, non sono vincolate al limite dei mandati. È emblematico che proprio oggi la Provincia autonoma di Trento abbia giustamente approvato una norma che consente il terzo mandato. Questo apre una riflessione più ampia, di natura politica: siamo di fronte a un sistema che presenta evidenti contraddizioni e disparità”, evidenzia.
“Il blocco dei mandati, infatti, vale solo per alcune Regioni e solo per alcuni sindaci. Tutte le altre cariche istituzionali nel nostro Paese non sono soggette ad alcun limite di mandato, e vige la totale libertà. Trovo quindi fuori luogo che oggi, nella propria difesa, si sia nuovamente sentito dire – questa volta dall’Avvocatura dello Stato – che ‘il vincolo dei mandati è necessario per porre fine a posizioni di potere’”.
“Mi chiedo se questa affermazione rifletta davvero la realtà, considerando che quasi tutte le altre figure pubbliche possono ricandidarsi liberamente, e che il limite sia posto alle poche cariche legate a un voto diretto, su una fiducia molto chiara da parte degli elettori. Prendiamo atto della sentenza, che approfondiremo nei prossimi giorni”.
“Tuttavia, è evidente che dietro certe posizioni, e dietro la normativa in vigore, si celano motivazioni politiche. Appare come l’unico strumento per impedire ad alcuni candidati di ripresentarsi. Dichiarazioni di questo tipo, inoltre, sono offensive nei confronti dei cittadini, considerati così ‘ingenui’ da votare automaticamente chi è già in carica. Ma la realtà dimostra il contrario: in molte occasioni, sia a livello regionale che comunale, i presidenti uscenti non sono stati confermati. Gli esempi recenti dell’Umbria e della Sardegna lo dimostrano, e potremmo citarne decine di altri nella storia del Paese. È la prova che il tema del potere non ha nulla a che vedere con il limite dei mandati. Utilizzarlo come giustificazione è strumentale e, francamente, inaccettabile. La verità è che siamo davanti a un sistema ipocrita che caratterizza questo Paese”, ha concluso Zaia.