I primi due posti sono occupati da due degli esecutivi presieduti da Silvio Berlusconi
Governo Meloni sotto la lente d’ingrandimento. Scontri più o meno accesi, botta e risposta a distanza, punzecchiature a giorni alterni, punti di vista diversi sui dossier di più stretta attualità. Nelle ultime settimane non si può dire che il governo abbia dato un’immagine di compattezza, tanto che la segretaria del Pd Elly Schlein si è spinta a dire che “non sta più in piedi”. I numeri tuttavia dicono che l’attuale esecutivo, in carica dal 22 ottobre 2022, è tra i più stabili dal dopoguerra a oggi.
“Questo governo, con appena due anni e qualche mese, è già sesto tra i 68 governi della storia repubblicana”, aveva evidenziato non a caso la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai primi di marzo. Parole che adesso vanno aggiornate. Da domani infatti quello che guida la leader di Fratelli d’Italia sarà ufficialmente il quinto esecutivo più longevo dell’Italia repubblicana: 886 giorni, gli stessi del governo Prodi I (18 maggio 1996-21 ottobre 1998), destinato però tra 48 ore a retrocedere in classifica.
Gli altri governi longevi oltre a quello di Meloni
I primi due posti sono occupati da due degli esecutivi presieduti da Silvio Berlusconi: il secondo, durato dal 2001 al 2005 (1412 giorni), e il quarto, in carica dal 2008 al 2011 (1287 giorni). Oltra al Cav, altri due premier soltanto sono riusciti nell’impresa di superare i mille giorni in carica con un solo esecutivo: Bettino Craxi (1093 giorni) e Matteo Renzi (1024 giorni). Berlusconi guida anche la classifica come premier che ha ricoperto per più giorni l’incarico di primo ministro (3339 giorni), con Meloni che punta ad entrare nella ‘Top 10’ scavalcando il leader di Italia Viva, decimo con 1024 giorni di permanenza a palazzo Chigi.
La conferenza stampa di Meloni a inizio anno
In occasione della conferenza stampa di inizio anno la premier si era soffermata sull’argomento segnalando che “questo è già il settimo governo per longevità nella storia d’Italia su 68 governi, se non vado errata, nella storia nazionale e quindi procediamo a grandi falcate per scalare ulteriori posizioni”. Come detto, col passare dei mesi numeri e posizioni sono via via mutati.
Quello che invece non è cambiato è il punto di vista di Meloni su uno specifico tema: il rimpasto. Parola che, ha ricordato Meloni, “ha fatto capolino più o meno dopo due settimane che ero al governo, alla quale sono abituata, e alla quale non sono tendenzialmente favorevole”.
Tanto che quando ha dovuto, per ragioni diverse, sostituire due membri della squadra – prima Gennaro Sangiuliano, travolto dal ‘Boccia Gate’, e poi Raffaele Fitto, trasferitosi come commissario a Bruxelles – ha evitato discussioni con gli alleati, spingendo sull’acceleratore e scegliendo in tempi brevi come neoministri Alessandro Giuli e Tommaso Foti. Il ‘modus operandi’, chissà, potrebbe tornare d’attualità a stretto giro visto il caso Santanchè. Nell’attesa, nel mirino di Meloni c’è già l’esecutivo guidato da chi l’ha messa anche sulla copertina del suo ultimo libro ribattezzandola ‘L’Influencer’, ovvero Matteo Renzi. Mentre il sogno resta quello – più volte sbandierato anche dai vicepremier Tajani e Salvini – di completare i cinque anni di legislatura con lo stesso governo, cosa mai accaduta nella storia della Repubblica.
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