Il ministro: "Parlato di separazione delle carriere, abbiamo un tratto di estradizione con gli Stati Uniti". Dagli Usa un 'no comment' sul caso

Nel pomeriggio dopo la liberazione della giornalista Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è arrivato a Palazzo Chigi. Secondo alcune fonti, il Guardasigilli era atteso da un vertice relativo al caso di Mohammed Adebini Najafabadi, il 38enne svizzero-iraniano detenuto in carcere a Opera su richiesta di estradizione degli Stati Uniti, la cui situazione è apparsa fin da subito legata a quella di Sala. Il ministro della Giustizia, infatti, è il titolare dell’ultima parola sia sull’eventuale scarcerazione del detenuto (i cui legali hanno chiesto la concessione degli arresti domiciliari, ma con parere contrario della Procura generale di Milano) sia sulla richiesta di estradizione degli Usa nei confronti dello stesso. Ma lo stesso Nordio ha smentito categoricamente questa ricostruzione, affermando di aver visto il sottosegretario Alfredo Mantovano ma che il vertice “non aveva niente a che vedere con la liberazione, di cui siamo peraltro esultanti”, di Cecilia Sala, né con la questione di Abedini, ma riguardava la separazione delle carriere. “Noi abbiamo – ha aggiunto Nordio su Abedini – un trattato di estradizione con gli Stati Uniti, che viene valutato secondo i parametri giuridici. Ma attualmente la mia principale preoccupazione è la separazione delle carriere. La mia mente è tutta occupata al fatto che vada avanti la riforma costituzionale per la quale mi batto da 30 anni”.

Usa: no comment su estradizione Abedini

Sul tema dell’estradizione dell’ingegnere iraniano, un portavoce del dipartimento di Stato Usa ha detto a LaPresse che gli Stati Uniti “non hanno commenti sui procedimenti pendenti delle forze dell’ordine, che sono gestiti da funzionari delle forze dell’ordine italiane”. Tuttavia, ha aggiunto, “rimaniamo molto preoccupati per la proliferazione da parte dell’Iran di veicoli aerei senza pilota, o droni, sempre più avanzati e letali, e per il suo continuo supporto a gruppi terroristici violenti, che rappresentano minacce importanti per la pace e la stabilità nella regione”. Gli Stati Uniti, conclude il portavoce del dipartimento di Stato, “rimangono impegnati a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per contrastare l’intera gamma di azioni destabilizzanti dell’Iran e per degradare e interrompere la capacità dei gruppi sostenuti dall’Iran di condurre attacchi terroristici”.

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