Lupi invita il sindaco di Bologna Lepore ad abbassare i toni, Tajani accusa i manifestanti

IN AGGIORNAMENTO – Leader del centrodestra a Bologna per la campagna elettorale per le Regionali in Emilia-Romagna. Al centro del dibattito, però, anche il tema degli scontri e delle manifestazioni di sabato in città, con l’estrema destra che ha manifestato a pochi passi dalla stazione – e la polemica di Schlein e del sindaco Lepore – e gli scontri al corteo degli antagonisti convocato come contromanifestazione.

La premier Giorgia Meloni non andrà a Bologna per partecipare al comizio unitario dei leader del centrodestra a sostegno della candidata governatrice dell’Emilia Romagna Elena Ugolini. L’evento è infatti previsto alle 17 e Meloni è stata impegnata fino a pochi minuti fa nell’incontro con le sigle sindacali sulla manovra. La presidente – a quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi – dovrebbe collegarsi in video. 

Lupi da Bologna invita Lepore ad abbassare i toni

“Rivolgo da Bologna un appello al sindaco Lepore, non rappresenta solo il suo partito legittimamente ma una città. Una città importante per tutta Italia. È ha il compito di chi rappresenta le istituzioni di abbassare i toni e non usare le parole che ha usato. Non ho sentito parole di condanna riguardo ai cartelli contro il presidente del Consiglio e un ministro. Di cattivi maestri ne abbiamo avuti già tanti nella storia del nostro Paese, quindi se ci sono facinorosi o delinquenti vanno isolati sia che vengano da sinistra, sia che vengano dall’estrema destra. Aumentare questo conflitto non serve a nessuno. Ci aiuti il sindaco di Bologna a fare questo e lo faccia anche Landini. Non ho ancora sentito una scusa sull’appello alla rivolta sociale. Attenzione, attenzione, attenzione”. Così Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, a margine della chiusura della campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna, a Bologna. 

Tajani: “Manifestare contro fascismo è ok, ma non attaccare i poliziotti”

“L’Italia è una Repubblica antifascista, manifestare contro il fascismo è lecito, ma carabinieri e polizia non avevano le SS tatuate“. Così il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, a margine della chiusura della campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna. “Hanno aggredito i poliziotti in 200/300, anche da vigliacchi. Cinque agenti aggrediti da 200/300 persone non mi pare un gesto di grande coraggio – dice ancora Tajani -. Non c’entra niente questo con il contestare forze di estrema destra. Le forze dell’ordine sono figli del popolo che difendono e garantiscono la nostra sicurezza. I figli di papà che li hanno aggrediti forse era meglio che andassero a lavorare. Questa è democrazia? Questa è libertà? I poliziotti fanno soltanto il loro dovere. Il sindaco sapeva che ci sarebbe stata questa manifestazione. Tra il contestare una presenza neofascista e aggredire la polizia c’è una bella differenza”.

“Si può protestare anche contro un’altra manifestazione – continua il segretario di Forza Italia – ma la polizia non c’entra niente. Non si può fare una manifestazione contro la polizia. Non si aggrediscono i figli del popolo, evidentemente erano tanti figli di papà: studenti universitari, magari fuori corso, che hanno aggredito i figli del popolo che facevano il loro lavoro a 1.200/1.300 euro al mese, magari a loro glieli dà il papà. Nessuno ha preso le distanze da un’aggressione alle forze dell’ordine e nessuno ha preso le distanze da un’aggressione verbale nei confronti del presidente del Consiglio e del ministro Salvini. Questo purtroppo è quello che accade in questa città”. 

“Nel ’94 un signore che si chiamava Silvio Berlusconi ha impedito che tuta l’Italia diventasse come l’Emilia Romagna” ha detto ancora Tajani. Nella regione esiste “una stratificazione di potere”, secondo Tajani, per la quale “o sei dei loro o non sei. Sei solo un numero che non conta niente. L’alternanza fa bene altrimenti è dittatura. Dittatura democratica? Sì, ma ci sono tanti paesi dove si vota ma c’è una dittatura democratica. L’alternanza è liberta, guardate gli Stati uniti. Solo qua devono vincere loro, ma qualcosa sta cambiando”, conclude. 

“Il sindaco Lepore sapeva tutto, il ministro dell’Interno lo ha smentito. Si era concordato, camicie nere o camicie rosse l’importante è che ci siano le autorizzazioni e che si rispettino le regole”. 

Striscioni di Potere al Popolo

‘Meloni-Salvini-Lepore-Piantedosi. Fermiamo la filiera della repressione!’. Con questo striscione i rappresentanti di ‘Potere al popolo’ hanno “accolto” al Pilastro, zona periferica della città di Bologna, i leader del centrodestra, giunti in Emilia-Romagna per il comizio finale in vista delle Regionali di domenica 17 e lunedì 18 novembre, esprimendo il proprio dissenso nei confronti del governo. “L’esecutivo spinge sulle spese militari, sottraendo fondi alla spesa pubblica. Un governo che risponde ai problemi sociali e ambientali con le denunce, i manganelli e la repressione” dice Federico Serra, candidato alla presidenza per la lista pace ambiente e libertà (appoggiato da potere al popolo, sinistra radicale…).

Meloni: “Spiace non esserci”

“Non potete capire quanto mi dispiaccia non essere arrivata per tempo a Bologna, mi dispiace da matti. Ho bisogno di stare in mezzo a voi, perché c’è tantissima gente fuori dalle stanze dei bottoni perché tifa per noi perché tifa per l’Italia. Non sono riuscita ad arrivare in tempo: alla fine è durata sei ore la riunione con i sindacati”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in videocollegamento con l’evento a Bologna con i leader del centrodestra a sostegno di Elena Ugolini, candidata presidente alle elezioni regionali in Emilia-Romagna. “Diffidate sempre di chi ha una faccia in pubblico e una in privato. Io diffido di chi in privato mi chiede collaborazione e, invece, a favore di telecamera mi accusa di essere una picchiatrice fascista. Se io fossi la picchiatrice fascista che il sindaco Lepore dice, allora lui non dovrebbe chiedermi collaborazione. Un po’ di coerenza, sindaco, un po’ di coerenza” ha detto ancora la premier.

“Esprimo la mia totale solidarietà alle forze dell’ordine che a Bologna hanno affrontato i soliti violenti tra lanci di petardi e sassi rischiando la loro incolumità, perché noi sappiamo benissimo da che parte stare” ha detto Meloni. “Ho letto una nota del sindaco di Bologna che diceva, udite, udite: il governo ha mandato le camicie nere a Bologna. Questa è la carta della disperazione della sinistra, quando non hanno una visione e un progetto da raccontare, si giocano la carta dell’avversario impresentabile. Non so a quali camicie nere si riferisca il sindaco di Bologna, perché le uniche camicie che ho visto sono quelle blu dei poliziotti, aggrediti dai centri sociali e dagli antagonisti amici della sinistra”, ha aggiunto. Dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, “il governo non si è voltato dall’altra parte, non ha abbandonato questo territorio, ha stanziato complessivamente oltre 6,5 miliardi di euro. Noi abbiamo mantenuto gli impegni presi, altro che distrazione. Qualcuno ha detto che non è arrivato neanche un euro: è falso. I soldi per la ricostruzione e della messa in sicurezza del territorio ci sono e vanno spesi e velocemente. Le beghe di partito non ci interessano. Se qualcuno vuole continuare a usare l’alluvione per cercare di ottenere un vantaggio politico, non lo farà con il nostro contributo. Detto questo, sarà fondamentale prevenire le emergenze piuttosto che rincorrerle”.

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