La proposta di legge sulla riduzione dell'orario in commissione alla Camera. La ministra: "E' propaganda"
È a rischio, dopo le accuse di “propaganda” alle opposizioni rivolte dalla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, l’accordo che si era profilato nell’Ufficio di presidenza della commissione Lavoro della Camera sulla proposta di legge sulla settimana corta a parità di salario. Il presidente Walter Rizzetto (FdI) aveva proposto di chiudere i lavori senza votare gli emendamenti, compreso quello soppressivo della legge presentato dalla sua forza politica, e andare in Aula lunedì senza mandato al relatore, aprendo quindi ad un confronto con le opposizioni in assemblea. La nota di Calderone, arrivata nel corso dell’ufficio di presidenza, ha però cambiato le cose.
Lavoro, Calderone: “L’opposizione fa propaganda e comprime il ruolo delle parti sociali”
“La proposta di alcuni esponenti dell’opposizione riguardo alla riduzione dell’orario di lavoro risponde a una logica di propaganda politica. Non tiene conto della realtà delle nostre aziende e comprime il ruolo delle parti sociali nella contrattazione, che già adesso consente di ridurre l’orario di lavoro o garantire il diritto alla disconnessione”, l’affondo della ministra del Lavoro.
“La controprova – ha aggiunto Calderone – è che le stesse forze politiche che chiedono la riduzione dell’orario di lavoro per legge hanno evitato accuratamente di introdurre la norma dal 2011 al 2022, quando ne avevano la possibilità come forze di governo. Il nostro approccio è totalmente diverso e si basa sulla collaborazione con le parti sociali, in particolare con i sindacati”.
“In caso contrario, si rischia di non considerare gli interessi reali dei lavoratori e le peculiarità del nostro tessuto produttivo che è basato sulle piccole e medie imprese. Alla riduzione dell’orario di lavoro, e in generale a una migliore qualità del lavoro non si arriva per legge, ma attraverso l’esercizio di una responsabilità collettiva che abbia rispetto per il ruolo delle parti sociali per la contrattazione e per le esigenze concrete di lavoratori e imprese”, conclude la titolare del Lavoro.
Le opposizioni sulle barricate
“La maggioranza ci ha proposto di andare in aula lunedì senza votare emendamenti e senza mandato al relatore, questo è un successo delle opposizioni che hanno chiesto da subito di non troncare la discussione. Poi sono intervenute le dichiarazioni della ministra che abbiamo trovato molto gravi“, spiega il deputato del Pd, Arturo Scotto.
E la deputata M5S, Valentina Barzotti, rincara la dose: “Quello che è successo oggi è gravissimo, a fronte di un metodo antidemocratico perché questo è un emendamento soppressivo della pdl, siamo riusciti a ottenere la salvaguardia del testo ma le dichiarazioni della ministra portano le opposizioni a cambiare atteggiamento, sono gravi nel merito e nel metodo. Ci aspettiamo delle scuse“. Barzotti poi punta il dito contro “l’assenza del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che sosteneva questa legge, ad aprile 2024 si era detto favorevole”.
Dal canto suo, il deputato di Avs, Nicola Fratoianni, primo firmatario della pdl, commenta a margine della commissione Lavoro: “Abbiamo chiesto che si fermino e che ci ripensino. Sopprimere questa legge senza nemmeno accettare il confronto è non solo sbagliato ma anche incomprensibile. Tutte le sperimentazioni” sulla settimana corta a parità di salario “che sono state fatte, senza eccezioni hanno prodotto risultati positivi sia per l’impresa che per i lavoratori”.
Rizzetto (FdI): “Sulla settimana corta utile ampia discussione in Aula”
“Al netto del rispetto profondo che nutro per le agenzie di stampa ed il loro lavoro, invito tutti a non strumentalizzare i titoli. Sul tema della ‘settimana corta’ il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha semplicemente delegato alla contrattazione collettiva lo sviluppo del protocollo“, dichiara in una nota il presidente della Commissione Lavoro di Montecitorio, Walter Rizzetto (FdI). “Aggiungo che in Commissione non ho sentito particolari strumentalizzazioni da parte delle opposizioni ed anzi, la maggioranza ritiene utile celebrare un’ampia discussione in Aula, seppur senza mandato al relatore, e ritornare poi sull’argomento, una volta terminata la Legge di Bilancio. Quindi, a parte legittime visioni differenti, non credo che un titolo (poi tra l’altro ben spiegato nel corpo della nota) possa compromettere una interlocuzione che politicamente ha messo tutti d’accordo”, conclude.
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