Nel processo di Palermo l'ex ministro dell'Interno è imputato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio

Un milione di euro di risarcimento. Questo è quanto hanno chiesto le parti civili a Matteo Salvini al termine della discussione al processo “Open Arms” che si sta celebrando nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, e dove l’ex ministro dell’Interno è imputato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per aver trattenuto per giorni 147 migranti a bordo della nave dell’ong spagnola, nell’agosto del 2019.

“Per fortuna che Open Arms ha salvato 147 persone – dice l’avvocato Michele Calantropo, che rappresenta l’Arci – c’era una situazione drammatica a bordo. E invece, il ministro Matteo Salvini era impegnato solo a tenere un pugno duro contro quei disgraziati, pugno duro che era esclusivamente lo strumento elettorale per potersi differenziare perché in quella fase c’era uno scontro politico all’interno del governo, come hanno dichiarato alcuni ex ministri sentiti in quest’aula”. 

Salvini: “Parti civili chiedono 1 milione? Non sono ad ‘Affari tuoi'” 

“Se sono convinto che tenere per parecchi giorni fermi sulla nave 147 persone fosse giusto? Assolutamente sì. La mia coscienza di padre di famiglia mi ha imposto di salvare vite in mare e su terra, ma nessuna legge può imporre di spalancare i confini del mio paese a immigrati clandestini che arrivano su navi straniere. Quindi durante il mio anno di governo, ho sostanzialmente quasi azzerato gli sbarchi, ho dimezzato il numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo, ho fatto quello che la legge mi permetteva e che avevo promesso di fare agli italiani”. Così il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, nella puntata di ‘Cinque minuti’ su Rai1 a proposito del processo Open Arms.

“Adesso non pretendo una medaglia – aggiunge – ma che io meriti sei anni di carcere, che non si danno neanche a un pedofilo o a un rapinatore, e in aggiunta un risarcimento di un milione di euro… Non sono ad ‘Affari tuoi’ ad aprire i pacchi. Ho fatto il ministro, ho fatto il mio dovere e quindi conto che verrò assolto perché difendere i confini del mio paese non era un reato ma era un dovere. Un mio preciso dovere”. 

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