Malpezzi (Pd), senatrice di Pioltello: "Valditara venga a vedere dove funziona l'inclusione"

Esplode la polemica politica, dopo pochi giorni dalla notizia che a Pioltello un istituto avrebbe scelto di chiudere per la chiusura del Ramadan, scegliendo di andare incontro ai bimbi musulmani. “Mi pare incomprensibile la scelta del Preside dell’istituto statale di Pioltello, comune dell’hinterland milanese, di dare un giorno di vacanza agli oltre 1200 alunni il 10 aprile, giorno della festa di fine Ramadan – ha detto ieri il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato, vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera ed ex vicesindaco di Milano -. Mi auguro che il ministro Valditara voglia approfondire la questione per comprendere quanto sia lecito e compatibile con la necessità di garantire il diritto all’istruzione la decisione di interrompere le lezioni per una festività non riconosciuta dalla religione cattolica”.

Sul caso si è espresso anche il ministro Valditara: “Ho chiesto agli uffici competenti del ministero di verificare le motivazioni” ha detto.

In una nota, Simona Malpezzi, senatrice del Pd residente a Pioltello e vicepresidente della commissione bicamerale infanzia e adolescenza, dichiara: “Che Salvini non sappia come funzionano le scuole può starci (e comunque il silenzio quando non conosci le cose dovrebbe essere ancora più d’oro), ma che non lo sappia il ministro dell’istruzione è grave. Il calendario scolastico è regionale. Nell’ambito dell’autonomia le scuole possono poi decidere come suddividere i giorni, nel rispetto del numero di quelli di lezione previsti. La proposta viene poi votata da collegio docenti e consiglio di istituto (composto anche dai genitori che in questo caso purtroppo sono solo italiani e come la maggioranza degli italiani sono inclusivi). E la scelta nasce per non far perdere lezioni a nessuno, oltre che per la giusta inclusione, stranieri o italiani che siano: non sospendere le lezioni quel giorno significa avere pochissimi bambini in classe e quindi non potere fare scuola. Anche per gli italiani. Bravi tutti, allora. La scelta di iniziare le lezioni un giorno prima, di sospenderle il giorno della fine del Ramadan, non solo è una importante scelta di inclusione e civiltà, ma anche di didattica”. E si rivolge a Valditara: “Ministro Valditara le è un po’ più chiaro? O vuole far perdere del tempo prezioso con una ispezione? E soprattutto: chi restituisce ai bambini e alle bambine, a tutto il personale di quella scuola la serenità che in questi giorni è stata tolta? Lo sa che le sue dichiarazioni hanno portato i giornalisti davanti alla scuola che essendo su più plessi ha avuto difficoltà nel tutelare le uscite didattiche in programma? Lo sa che il dirigente scolastico ha ricevuto minacce e che la scuola è oggetto di pesanti attacchi social? Ministro Valditara, venga a Pioltello, venga a vedere come funziona questa scuola, vada vedere i risultati Invalsi che certificano come questa inclusione sta funzionando. Dimostri di essere davvero il ministro dell’istruzione e del merito”. 

Valditara: “Scuole non possono istituire nuove festività”

“Il calendario scolastico lo definisce la Regione Lombardia, le scuole possono derogare per esigenze comprovate legate al piano dell’offerta formativa. Ovviamente le scuole non possono istituire nuove festività in modo diretto o indiretto”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, a margine della presentazione dello Smart Factory Lab di Cima a Milano. “Se ci sono delle esigenze di natura didattica – ha aggiunto Valditara – le scuole possono integrare i calendari della Regione. L’Ufficio scolastico regionale sta verificando innanzitutto se la delibera è stata motivata, perché le delibere in deroga al calendario regionale devono essere sempre motivate, e in secondo luogo se effettivamente questa deroga corrisponde a delle esigenze di natura didattica legate al piano dell’offerta formativa. Dopodiché l’Ufficio scolastico regionale, ovvero la stessa Regione Lombardia che è quella che fa il calendario, faranno le loro opportune valutazioni. È un problema semplicemente di rispetto della legge e di rispetto delle regole”. 

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