Nel discorso del presidente della Repubblica al Quirinale anche il ricordo di Giulia Cecchettin
La strada verso la parità di genere è ancora lunga ma la rivoluzione silenziosa dell’emancipazione femminile avanza e “non esistono più settori, campi, recinti, barriere che limitino la creatività delle donne e la loro libera capacità di scelta”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella cerimonia che, al Quirinale, celebra l’8 marzo attraverso l’arte, parla di “una nuova primavera, che dobbiamo accogliere con soddisfazione, senza però dimenticare i tanti ostacoli che tuttora esistono, di natura materiale e culturale, per il raggiungimento di una effettiva piena parità”.
Nell’arte, come in qualsiasi lavoro, esistono “pregiudizi e stereotipi“, “che riaffiorano anche nelle società che si ritengono più avanzate”, come in passato quando “per esprimersi e realizzarsi” le donne hanno “dovuto affrontare un supplemento di fatica, un di più di impegno, quasi un onere occulto e inspiegabile sulla loro attività”, dice il capo dello Stato, aggiungendo poi che ci “sono ancora frequenti, inaccettabili molestie, pressioni illecite nel mondo del lavoro, discriminazioni, così come da anni viene denunciato. Senza perdere memoria delle violenze“.
Il pensiero va alle tante vittime di femminicidio: “Come non ricordare, per tutte, Giulia Cecchettin, la cui tragedia ha coinvolto nell’orrore e nel dolore l’intera Italia? – dice Mattarella – Si è detto tante volte, anche in quei giorni, che occorre una profonda azione culturale per far acquisire a tutti l’autentico senso del rapporto tra donna e uomo: l’arte è un veicolo efficace e trainante di formazione e di trasmissione di valori della vita”. Nel corso dell’evento, portano la loro testimonianza Etta Scollo, cantautrice, Francesca Cappelletti, Storica dell’arte e direttrice della Galleria Borghese, Helena Janeczek, scrittrice, Chiara Capobianco, street artist. La donna viene accostata all’arte e non per le opere che ispira, ma per le capacità creative con cui tante artiste rivoluzionano le società.
“La nostra Costituzione afferma con efficace semplicità che ‘l’arte e la scienza sono libere’ – ricorda il presidente della Repubblica – L’arte, difatti, è libertà. Libertà di creare, libertà di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione, spiandoli, censurandoli, persino incarcerandoli. Le dittature cercano in tutti i modi di promuovere un’arte e una cultura di Stato, che non sono altro che un’arte e una cultura fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e punisce e reprime gli artisti autentici”.
Alla cerimonia è presente anche la premier Giorgia Meloni e a chi le chiede un commento alle parole sulla “libertà dell’arte” pronunciate dal capo dello Stato, risponde: “Sono d’accordo. Non ho mai condiviso una certa censura che la sinistra italiana ha lungamente fatto di tutti quelli che non erano d’accordo con loro”. In tema di arte, Meloni ammette “sono un’appassionata di street art ‘legale’” e in riferimento alle artiste presenti in sala aggiunge: “Sono tutte importanti, nel loro lavoro e in quello che costruiscono per tutti gli altri”. “Penso dobbiamo dire grazie a queste persone – evidenzia – A loro e a quelle che non erano qui oggi”, perché “quando ci si afferma in qualche maniera in un mondo in cui si deve dimostrare di più, si apre sempre un’altra porta”, che viene aperta “per tutte”.
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