Previsto l'accorpamento di europee, amministrative e regionali per il weekend dell'8 e 9 giugno. Ma non solo: il provvedimento include anche il terzo mandato per i sindaci
Via libera da parte del Consiglio dei ministri al decreto legge per l’Election day che dispone l’accorpamento delle elezioni europee col voto di amministrative e regionali per il weekend dell’8 e 9 giugno: l’obiettivo è di favorire la massima partecipazione.
Il provvedimento varato a palazzo Chigi prevede anche la rimozione del limite al numero dei mandati per i sindaci dei Comuni fino a 5mila abitanti e la possibilità di un terzo mandato consecutivo per i sindaci dei Comuni entro 15mila abitanti. Una novità, quest’ultima, che fa esultare il partito di Matteo Salvini. Il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, parla infatti di “coronamento di un’altra storica battaglia della Lega, nell’interesse dei territori e dei cittadini”. Il Carroccio, guardando soprattutto al Veneto di Luca Zaia, spera in realtà di spingersi oltre puntando al terzo mandato anche per i presidenti di Regione. Battaglia condivisa dalla Conferenza delle Regioni visto che sia il presidente Massimiliano Fedriga (governatore leghista del Fvg) che il suo vice Michele Emiliano (presidente dem della Puglia) considerano la situazione attuale “incostituzionale” poiché “limita la sovranità popolare”.
Per Fedriga, d’altronde, “limitare la possibilità di scelta dei cittadini non è corretto” anche perché introdurre il terzo mandato “non vuol dire che chi si candida venga eletto per forza. Inoltre non è neanche detto che una coalizione confermi chi ha già fatto due mandati”. Ragionamento che in realtà già adesso vale, come dimostrato dal caso Sardegna, con l’uscente Christina Solinas costretto al passo indietro in favore del candidato di FdI, Paolo Truzzu. La Lega, per ‘compensare’ la perdita vorrebbe appunto spuntare il via libera al terzo mandato per i governatori, che però FdI e FI non vedono di buon occhio. In alternativa, dalle parti di via Bellerio hanno messo nel mirino la Basilicata guidata di Vito Bardi, con Forza Italia che tuttavia non intende mollare. E le parole del ministro Francesco Lollobrigida sul governatore (“ho un ottimo rapporto con lui, non ho difficoltà a dire che ha ben governato, e sono convinto che gli elettori premieranno il buon governo della Basilicata”) sembrano aprire a una possibile riconferma. Le discussioni nella coalizione andranno comunque avanti nei prossimi giorni, anche perché non è chiaro quando la regione andrà al voto. Per il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, sia la Basilicata sia il Piemonte (dove il centrodestra ricandiderà Alberto Cirio di FI) potrebbero decidere di indire le elezioni proprio in occasione dell’Election day di giugno, “ma lo devono decidere autonomamente secondo il principio dell’autonomia che è riconosciuta alle regioni”.
Sul fronte dei sindaci, dopo il via libera al decreto che contiene la norma sui primi cittadini dei piccoli Comuni, ad alzare la voce è invece l’Anci con il suo presidente Antonio Decaro. “A questo punto – sottolinea – diventa inevitabile andare fino in fondo, estendendo il numero dei mandati anche per i sindaci dei Comuni sopra ai 15mila abitanti. Una volta chiarito che soltanto gli elettori devono avere il diritto di giudicare se i propri sindaci devono essere confermati o mandati a casa, una disparità di trattamento nei confronti di soli 730 comuni più grandi, sul totale dei 7896 comuni italiani, appare davvero incomprensibile, e probabilmente anticostituzionale”.
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