Respinta la richiesta di question time, la ministra interverrà dopo l'inchiestà di Report sulle sue società

Alla fine sarà un’informativa, senza diretta televisiva, quella che la ministra del Turismo Daniela Santanchè terrà in aula al Senato. La maggioranza e il governo fanno quadrato, e respingono la richiesta del Pd di un question time con interrogazioni ‘botta e risposta’ con la ministra. La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, sondata la disponibilità dell’interessata, fissa l’informativa di Santanchè per mercoledì 5 luglio alle ore 15, a cui seguirà dibattito con 5 minuti a disposizione di ciascun gruppo. L’inchiesta di Report e le altre notizie di stampa sulla gestione delle sue società, Ki Group e Visibilia, finiranno dunque in Parlamento, ma questo “non costituisce un precedente e la ministra avrà piena libertà di decidere se riferire solo al Senato o in entrambe le camere”, si affretta a precisare il presidente del Senato, Ignazio La Russa.

L’annuncio del ministro Ciriani

L’annuncio della decisione raggiunta in capigruppo viene data dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: “Ringrazio la ministra Santanchè della sua disponiblità, perché non era tenuta a questa informativa a fronte di una caso che si è creato solamente, al momento, per una trasmissione televisiva. Viceversa, il governo ha ritenuto non accoglibile la richiesta dell’opposizione di sottoporre la ministra Santanchè a un fuoco di fila durante il question time. Ipotesi che abbiamo rigettato perché si sarebbe trasformato in un tiro al bersaglio”. Al mattino, prima della capigruppo il vicepremier Matteo Salvini esprime analoga posizione: “Io mi fido dei colleghi con cui lavoro, fino a prova contraria. Se riterrà di andare in Aula, liberissima di farlo” ma “a me le spiegazioni che ha dato sono sufficienti”.

Le accuse delle opposizioni

Dalla minoranza ribattono che “non si tratta di fare processi in piazza, ma di essere rigorosi e trasparenti in ossequio anche al giuramento fatto di fedeltà alla Repubblica e per questa ragione ci aspettavamo una risposta del governo”, spiega il capogruppo dem Francesco Boccia, sottolineando che “le nostre domande sono molto puntuali e non fanno riferimento solo a inchieste giornalistiche ma a una serie di fatti inoppugnabili relativi a bilanci pubblici di imprese. Per questa ragione avevamo proposto gli strumenti di sindacato ispettivo”. Il M5S osserva che “per i suoi colleghi ministri Ciriani e Salvini Daniela Santanchè non era tenuta a venire in Senato a riferire. Noi riteniamo invece che l’informativa di mercoledì prossimo sia il minimo sindacale” e “adesso ci aspettiamo una definitiva operazione verità. Se non arriverà, a quel punto il passo indietro della Santanchè sarà ineluttabile”. Ne chiede le dimissioni anche l‘Alleanza verdi sinistra, con una petizione che ha ottenuto “in soli cinque giorni la straordinaria cifra di 35 mila firme. Ecco il dato che testimonia l’indignazione del popolo italiano”, annuncia Angelo Bonelli.

Le posizioni restano dunque cristalizzate, tra la maggioranza che blinda la ministra e le opposizioni che le chiedono un passo indietro. Così sembrano destinate a rimanere salvo eventuali novità che dovessero arrivare dalla Procura di Milano: Santanchè non è indagata ma i pm hanno aperto un fascicolo sulla ‘galassia’ Visibilia per capire se vi siano o meno gli estremi per contestare una serie di reati finanziari.

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