Il presidente della Repubblica a Cuneo per il 78esimo anniversario della Liberazione: "Festa dell'identità italiana ritrovata dopo il fascismo"
“La crisi suprema del Paese esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente. Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione. Di dare vita a una nuova Italia. Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista“. Arriva forte e chiaro il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita nel Cuneese per il 78esimo Anniversario della Liberazione. Il capo dello Stato con le sue parole riporta al centro la Costituzione “frutto del 25 aprile”, che è “la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”. Nel suo discorso, interrotto a più riprese dagli applausi che si sono levati dalla platea e dai palchi del teatro Toselli di Cuneo, ricorda che “le Costituzioni nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi. Le ‘Repubbliche’ partigiane, le zone libere, furono anticipatrici, nelle loro determinazioni, nel loro operare, della nostra Costituzione”.
Cuneo, insignita della Medaglia d’Oro al Valor Militare il 1° agosto 1947, il prossimo 26 luglio ricorderà l’ottantesimo anniversario dello storico discorso che Duccio Galimberti fece dal balcone della propria abitazione, citato in un passaggio proprio dal capo dello Stato nel suo discorso: “La guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana“. Il discorso si trasformò di fatto in una dichiarazione di guerra ai tedeschi e Galimberti fu ucciso dalle bande fasciste nel dicembre 1944. Nella “terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste. È qui che la Repubblica celebra oggi le sue radici, celebra la Festa della Liberazione. Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento”, rimarca il capo dello Stato, davanti alla platea, nella quale siedono, oltre ai ministri Crosetto, Santanché e Calderoli, oltre 200 sindaci della Granda.
“La Resistenza – ricorda ancora – fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per il riscatto nazionale. Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti”. Ai giorni nostri, sottolinea poi Mattarella, “onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale” e “quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva. Il popolo del volontariato che spende parte del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno. I tanti giovani che, nel rispetto degli altri, si impegnano per la difesa dell’ambiente. Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni”. Alla fine del suo messaggio cita poi la lapide apposta al Municipio di Cuneo, nell’ottavo anniversario della uccisione di Galimberti, “se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti. Come vi è scritto: ‘morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza’”.
Nel pomeriggio il capo dello Stato si è spostato a Borgo San Dalmazzo, dal 2001 decorata di Medaglia d’Oro al Merito Civile, dove ha visitato Memoriale della Deportazione, sorto a fianco della stazione ferroviaria da cui furono deportati oltre 300 ebrei tra il settembre 1943 e il febbraio 1944, prima di visitare il Museo Memo4345. Ultima tappa Boves, che il 19 settembre ricorderà gli ottanta anni dall’eccidio compiuto dalle truppe tedesche, il primo sul territorio nazionale, dove furono bruciate 350 abitazioni e morirono 25 persone.
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