Nulla di fatto nella riunione di maggioranza con i ministri Cartabia e Federico D'incà. Si complica l'iter del provvedimento già approvato dalla Camera
Manca ancora l’accordo in maggioranza e la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm subisce un nuovo stop.
Dopo il fallimento dei referendum della giustizia, il testo a firma Marta Cartabia doveva viaggiare veloci e approdare in aula al Senato mercoledì senza intoppi. I distinguo di Italia viva e Lega, pronti a far votare i propri emendamenti, hanno nuovamente bloccato l’iter del ddl. Nulla è valsa la riunione di maggioranza con i ministri Cartabia e Federico D’incà, il quale ha anche confermato l’impegno del governo di non porre la questione di fiducia sul provvedimento. Nulla da fare in casa del Carroccio e Iv non si intende recedere, benchè il tempo stringa e ulteriori modifiche porterebbero la riforma ancora all’esame della Camera, per la terza lettura mettendo a rischio i decreti attuativi nei tempi utili per permettere l’elezione dei nuovi componenti del Csm entro settembre.
“In maggioranza ci sono alcune posizioni diverse sugli emendamenti proposti ma abbiamo la sicurezza di poter trovare un accordo dei gruppi per andare in commissione oggi e poter chiudere entro questa sera o al massimo domani mattina”, commenta D’Incà.
A fargli eco il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto: “Non si può pensare neanche per un attimo che il prossimo Consiglio superiore vada a votare con la stessa legge, il Parlamento ne uscirebbe con le ossa rotte”. La Lega non batte ciglio e mantiene la barra dritta: “Non ritiriamo gli emendamenti. 10 milioni di italiani hanno dato un’indicazione precisa con il loro voto e questo per noi conta. Le nostre sono proposte migliorative, non sfuggono agli interrogativi del Paese e certamente vogliono favorire il lavoro dei tantissimi magistrati liberi, che giorno dopo giorno, esercitano il loro ruolo con dedizione e coraggio. Sarà il Parlamento, come prevede la nostra Costituzione, a decidere se approvarli o meno”, scandisce Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia.
Più cauta Italia Viva che, benché ritenga “questa riforma totalmente inutile, perché non tocca i temi fondamentali”, secondo fonti interne, è pronta al confronto. L’ipotesi è quella che nella maggioranza restino sul tavolo solo le norme di modifica dei partiti guidati da Renzi e Salvini, con la certezza che, anche in caso di voto non ci siano i voti sufficienti per approvarli o per creare incidenti a scapito della tenuta della maggioranza. In aula invece è probabile che Iv non presenti norme e si astenga sulla riforma. Pericolo scampato? Non è d’accordo il Partito democratico che rimarca la contrarietà sull’atteggiamento degli ‘alleati’: “Questo è il punto di equilibrio trovato, chi mette in discussione questo si assume la responsabilità di far saltare la riforma e di lasciare le cose così come sono per tutta la legislatura. Sarebbe una responsabilità gravissima e nessuno si è impegnato a evitarla, in particolare la Lega”. “Si vota sapendo che non c’è accordo in maggioranza sui comportamenti- chiosa Mirabelli -. Andremo alla conta in commissione, per noi non ci sono altre ipotesi o modifiche, per noi o si fa adesso o non si fa più”. Il cielo sulla riforma insomma attende ancora schiarite.
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