Il leader della Lega lancia l'idea del partito repubblicano modello Usa. Scontro tra filocontiani e pro-Di Maio

Il terremoto c’è stato con la rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, ma le scosse di assestamento nel centrodestra e nel M5S non sono finite, anzi. E a 48 ore dalla proclamazione del bis, i riflettori restano puntati soprattutto sulla Lega, impelagata nel difficile rapporto con gli alleati, e sui Cinquestelle, alle prese con le guerre interne tra ‘continani’ e ‘dimaiani’. “Per la clamorosa sconfitta di sovranisti alla Salvini e populisti alla Conte si apre un periodo molto interessante nella politica italiana”, assicura intanto Matteo Renzi, che guarda con interesse alla federazione rilanciata dai ‘centristi’ Toti-Cesa-Lupi, che potrebbe coinvolgere anche i moderati di Forza Italia. Un progetto che prevede una modifica della legge elettorale in senso proporzionale (con un soglia di sbarramento da definire), apertamente osteggiata però da Giorgia Meloni, che spinge per il maggioritario e già al lavoro per ricostruire un centrodestra uscito a pezzi dalla settimana quirinalizia.

A rispondere all’attivismo della presidente di Fdi, intenzionata a capitalizzare al massimo il momento, c’è però Salvini, tornato a Milano per preparare il consiglio federale del partito in programma martedì pomeriggio in via Bellerio. Il segretario leghista non sembra voler lasciare la scena all’alleata e rimette sul tavolo l’idea di federazione già lanciata nei mesi scorsi, con scarso successo. “È inutile nasconderci dietro un dito. Le votazioni per il presidente della Repubblica hanno mostrato la potenziale forza, ma anche i limiti, della coalizione di centrodestra come è attualmente”, scrive il Capitano sul ‘Giornale’ spiegando che “è giunto il momento di federarci”. Per Salvini solo un nuovo contenitore politico delle forze di centrodestra, “a cominciare da quelle che appoggiano il governo Draghi”, può agire in modo incisivo. E per questo indica il modello del Partito Repubblicano americano. “Ci troviamo a un bivio: vivacchiare può significare morire, decidersi per un cambiamento e federarsi è un rischio, ma anche un’opportunità – è il messaggio –. Ora o mai più”.

In Forza Italia, fa sapere il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, la proposta sarà “vagliata attentamente al momento opportuno”. Magari tra qualche giorno, visto che solo oggi Silvio Berlusconi è stato dimesso dal San Raffaele dopo oltre una settimana di ricovero, che comunque non gli ha impedito di ritagliarsi un ruolo nella partita del Colle. Partita in cui anche Coraggio Italia ha recitato una parte, facendo mancare un discreto pacchetto di voti nel momento in cui il centrodestra ha tentato il blitz con Elisabetta Casellati. “Una pugnalata alla schiena” per il deputato leghista Edoardo Rixi, che accusa il partito di Toti e Brugnaro di “aver voluto scientemente sabotare una candidatura di c.destra”.

In questo quadro Salvini non può che guardare con attenzione al ruolo che l’ex premier ha giocato per il bis di Mattarella. L’operazione ‘federazione’ – che ha già incasso il rifiuto di Meloni – non può essere portata avanti da un solo uomo, se il duo Toti-Brugnaro, poi, sta guardando a lidi centristi. Ecco la visita – non solo di “affettuosa” cortesia – che il Capitano ha fatto all’uomo di Arcore, appena dimesso. La federazione “stile Repubblicani Usa” è un tema caro al forzista, che potrebbe aiutare a sotterrare l’ascia di guerra, dopo lo strappo per il Quirinale, e dar vita a un percorso condiviso. Pace fatta? Le bocche restano cucite se non poche parole, filtrate al termine dell’incontro, che confermano la “vicinanza umana e politica”.

Il clima da resa dei conti, con annessa caccia al colpevole per il flop-Quirinale, non si respira tuttavia solo tra centristi e sovranisti. Nel M5s è infatti in corso ormai una guerra aperta tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio dagli esiti imprevedibili. Secondo il capogruppo alla Camera, Davide Crippa, “il Movimento difficilmente si dividerà”, ma è sotto gli occhi di tutti la necessità di un chiarimento. Anche alla luce del caso legato all’hashtag #DiMaioOut, entrato in tendenza su Twitter non esattamente in maniera limpida secondo l’analista Pietro Raffa, esperto di comunicazione social e amministratore delegato della ‘MR & Associati Comunicazione’. “#DiMaioOut è stato utilizzato solo da 289 profili. I primi 10 account per numero di tweet sono fake, e generalmente sostengono le posizioni di Di Battista e di Conte. Si tratta dunque di una chiara operazione di tweet bombing contro Di Maio. Curiosa anche la provenienza delle uscite: 125 account twittano su #DiMaioOut dall’America. In poche parole: non c’è niente di spontaneo”. Reale, invece, la spaccatura nel Movimento tra due fazioni, una per l’ex premier, una per il ministro degli Esteri.

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