Il nome dell'ex presidente della Camera è spinto dai centristi. Salvini: c'è "una notte di lavoro"
L’ultima curva prima del rettilineo che porta al traguardo. In vista della quarta votazione in Parlamento, quella senza più la necessità del quorum di 2/3 per eleggere il presidente della Repubblica, si stringe il cerchio attorno al possibile nome in grado di far superare l’impasse tra le forze politiche. E quello di Pier Ferdinando Casini, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, potrebbe essere sul tavolo del centrodestra, che tornerà a riunirsi nuovamente domattina a Montecitorio prima dell’inizio delle operazioni di voto. L’ex presidente della Camera ha ricevuto 52 voti in occasione della terza votazione, e la sua candidatura è spinta dai centristi. “Se fosse il centrodestra a proporlo, il centrosinistra non potrebbe non votarlo”, è il ragionamento che viene fatto. Nulla però è chiuso, tanto che secondo alcuni non sarebbe ancora tramontata del tutto l’ipotesi che porta alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati.
Di certo, come sottolineato dal leader della Lega, Matteo Salvini, davanti c’è “una notte di lavoro”, di trattative, incontri, colloqui a 360 gradi. Non solo nel perimetro della coalizione (da registrare la “lunga e cordiale telefonata” avuta con Silvio Berlusconi, ancora ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano), ma anche nel campo degli alleati di governo. A cui il segretario del Carroccio riserva una stilettata. “Quello che è mancato incredibilmente da una parte del Parlamento fino ad oggi, e parlo di Pd e M5S, sono delle proposte”, sottolinea Salvini, smentendo incontri col giurista Sabino Cassese (“Non so dove abita il professore e non l’ho sentito”) e citando uno per uno i nomi bocciati via via dal campo progressista: “No a Nordio, Moratti, Pera, Tremonti, Casellati, Frattini…”. Una rosa appassita che tuttavia non scoraggia il Capitano, intenzionato a giocare fino all’ultimo da king maker una partita tripla su Colle, Chigi e coalizione. “Continuiamo a provare a offrire una scelta, abbiamo fatto dei nomi di altissimo profilo di centrodestra, altri ne faremo – assicura riunendo i grandi elettori della Lega al Palazzo delle Esposizioni -. Non posso permettere che il Parlamento, il centrodestra, e soprattutto il Paese rimanga per giorni e giorni ostaggio dei veti della sinistra”.
A mettere un veto a Mario Draghi sembra essere invece lui, quando ribadisce di non vederlo lontano da palazzo Chigi. “Continuo a ritenere che Draghi sia prezioso nel suo ruolo di regista, di coordinatore, di collante di una coalizione di governo che è amplissima. E senza Draghi penso che avrebbe qualche difficoltà di navigazione”. Un ragionamento già illustrato nei giorni scorsi, eppure a chi gli chiede se a questo punto esclude il premier e la carta Casini, risponde: “A me non piace escludere, io sono nato per includere, per proporre”. E sul presidente del Consiglio si esprime anche il vice di Salvini, Giancarlo Giorgetti: “Ancora possibilità? Dicono che nessuno lo vuol votare, e quindi se nessuno lo vota è difficile che diventa presidente”. Il ministro dello Sviluppo economico assicura che “c’è totale condivisione con Salvini” e che “andrà a finire bene di sicuro”. I titoli di coda però si fanno attendere, e la trama col passare delle ore si infittisce.
Anche perché da un lato Fdi dà mandato a Salvini “di individuare, attraverso le sue molteplici interlocuzioni, il candidato più attrattivo tra quelli presentati” dalla coalizione, ovvero Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio. In Forza Italia, invece, riporta il coordinatore nazionale Antonio Tajani, il Cav continua “a insistere sulla posizione chiara di avere un presidente di centrodestra”. Non esattamente il profilo di Casini.
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