Renzi: "I numeri sono a rischio, serve un accordo"
“Il Senato non approva…per un voto”. Nella pausa che la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, fa al momento della lettura dell’esito della votazione sulle questioni sospensive presentate da Forza Italia e Lega, è racchiuso il rischio che ha corso l’esame del ddl Zan nell’Aula di Palazzo Madama. Le tre proposte, due forziste e una del Carroccio, sono state bocciate dall’emiciclo, è vero, ma con appena un voto di scarto: 135 favorevoli, 136 contrari, nessun astenuto. Un risultato col brivido insomma, che ha sì permesso di dare il via libera alla discussione generale sul disegno di legge contro l’omotransfobia, ma allo stesso tempo ha confermato quanto siano stretti i numeri al Senato. Tema cavalcato subito dal segretario della Lega, Matteo Salvini: “Immaginatevi cosa succede al primo emendamento che verrà votato… Se Letta e il Pd insistono a non voler dialogare la legge è morta”. Ecco quindi l’ennesimo appello a togliere dal testo gli argomenti divisivi così da poter approvare la legge “al Senato e alla Camera entro l’estate”.
Praticamente identica la posizione dell’altro Matteo, Renzi. “Il Senato ha respinto per un voto la sospensiva a scrutinio palese, immaginate cosa potrà accadere con voto segreto – le parole del leader di Iv -. I numeri sono a rischio, e siccome sono a rischio, serve un grande accordo perché a scrutinio segreto questa legge non passa. Chi vuole andare allo scontro lo sta facendo per affossare la legge”. Il bersaglio resta il Pd, che per Renzi “ormai sembra la sesta stella di Grillo più che il vecchio partito democratico riformista che avevamo imparato a conoscere”. Esplicito quindi il messaggio inviato ai dem dal capogruppo renziano al Senato, Davide Faraone: “Il Pd scenda dall’Aventino. O si cambia rotta o il ddl Zan va a fondo”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Iv, Ettore Rosato, secondo cui “è chiaro quello che facilmente accadrà alla prima votazione a scrutinio segreto, bisognerà rincorrere i Ciampolillo sperando che serva a qualche cosa”. E proprio il voto del rappresentante del gruppo Misto, assieme a quello del collega Riccardo Merlo, alla fine avrebbe aiutato il provvedimento a superare la sospensiva.
Alla votazione, però, risultano non aver partecipato soprattutto senatori del centrodestra. Dai tabulati, infatti, emerge che sono 12 i parlamentari assenti ‘non giustificati’ (quindi non in missione o in congedo): tre senatori della Lega, quattro di Forza Italia e cinque del M5S. Al completo, invece, il gruppo di Fratelli d’Italia con 20 senatori su 20. Ecco perché dal partito di Giorgia Meloni filtra una “forte irritazione” per le assenze che, a conti fatti, non hanno permesso di far passare la sospensiva. “È un gran rammarico – confessa la senatrice di FdI, Daniela Santanchè – che per un solo voto non sia stata approvata perché così avremmo fatto un bel ‘ciaone’ a questo ddl liberticida e pericoloso”. Niente da fare, invece.
Bocciata anche la richiesta del capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, di “sospendere l’iter del provvedimento e rinviarlo al 27 luglio” per dare tempo alla Commissione Giustizia di cercare in extremis un accordo politico. Sul tavolo resta però il nodo numeri, con Romeo che manda un avviso ai naviganti: “Se il modulo è ‘o Zan così com’è o morte’, copiando lo schema ‘o Conte o morte’, ricordatevi come è andata a finire”.
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