Alle urne circa 4 milioni di giovani. Riforma approvata con 178 voti favorevoli, 15 contrari e 30 astensioni

Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge costituzionale che riforma l’articolo 58 della Carta, abbassando dai 25 ai 18 anni l’elettorato attivo per palazzo Madama. La legge verrà promulgata tra tre mesi, per consentire, in questo tempo, l’eventuale svolgimento di un referendum costituzionale (se richiesto da un quinto dei parlamentari di ciascuna Camera, cinque Consigli regionali o 500.000 elettori) dal momento che alla Camera – in terza lettura – il provvedimento non ha ottenuto i due terzi dei consensi dell’assemblea. La riforma consentirà di far partecipare al voto circa 4 milioni di giovani.

Il ddl si compone di un unico, semplicissimo, articolo che recita: “Al primo comma dell’articolo 58 della Costituzione, le parole: ‘dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età’ sono soppresse“. L’ultimo sì, alla quarta lettura, è arrivato con 178 voti favorevoli, 15 contrari e 30 astensioni. “Si favorisce la partecipazione delle nuove generazioni alla vita politica, obiettivo che da sempre il M5S persegue, e ci si allinea agli altri Paesi europei – esulta il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà – Il voto di oggi testimonia anche che il metodo delle riforme puntuali, che ha già portato alla riduzione del numero dei parlamentari lo scorso settembre, non solo è efficace ma è anche utile ad approvare le riforme necessarie con larga maggioranza, come testimonia il voto di oggi del Senato”. “La parte più viva, attiva e propositiva della cittadinanza finora aveva conosciuto il diritto di scegliere chi li potesse rappresentare solo a metà – gli fa eco la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone – Eleggere i propri rappresentati è una delle principali modalità per incidere sui processi decisionali e di trasformazione del proprio Paese. Dopo anni di discussione, finalmente, questa proposta è diventata realtà”.

Anche il Pd è soddisfatto: “Fino a ieri un giovane tra i 18 e i 25 anni aveva un potere dimezzato rispetto agli altri elettori più anziani. Votava solo alla Camera. Da oggi, con la riforma appena approvata, voterà anche per il Senato. Un piccolo ma concreto passo per dare più forza alla voce dei giovani”, cinguetta Enrico Letta, che resta un sostenitore della riforma per dare diritto di voto ai sedicenni. Contenti a metà i renziani. L’ok al ddl “è un fatto positivo. Va però ribadito che si tratta di una riforma incompleta, manchevole della possibilità per i giovani di essere protagonisti delle istituzioni, cioè della possibilità di essere eletti in Parlamento – spiega Marco Di Maio – si metta da parte l’ipocrisia dell’aver ‘dato voce ai giovani’ e si lavori per completare questa modifica costituzionale introducendo anche l’equiparazione dell’elettorato passivo a 25 anni anche per il Senato.

 

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