Il premier: "Pronti a intervenire se situazione si aggrava". Poi traccia un programma economico per la ripresa del Paese
“A più di un anno dall’esplosione della crisi sanitaria, possiamo finalmente pensare al futuro con maggiore fiducia”. “Rimaniamo pronti a intervenire con convinzione nel caso in cui ci fosse un aggravamento della pandemia”. Così il premier Mario Draghi in occasione del conferimento del Premio Feltrinelli da parte dell’Accademia dei Lincei. “La crisi economica iniziata lo scorso anno non ha precedenti nella storia recente. Si è trattato di una recessione causata in gran parte da decisioni prese consapevolmente dai governi – ha detto Draghi – Per prevenire una diffusione catastrofica del virus abbiamo dovuto imporre restrizioni che hanno portato alla chiusura di molti settori dell’economia”.
L’economia
“Il reinserimento dei lavoratori non è immediato, il governo continuerà a sostenerli” ha aggiunto Draghi. “L’economia italiana ha operato al di sotto del suo potenziale negli ultimi 10 forse 15 anni”. Draghi ha aggiunto: “L’economia e l’istruzione sono ripartite.Dobbiamo però essere realistici. La pandemia non è finita. Anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze. Una di queste è il debito”.
“L’alta circolazione del virus e il rischio del collasso del sistema ospedaliero rendevano impensabile la ripartenza di consumi e investimenti. La politica sanitaria doveva avere la priorità. A quel punto, la sola scelta possibile era tra una recessione e una depressione”. Lo dice il premier, Mario Draghi, intervenendo all’Accademia dei Lincei. “Il costo della scelta di avere una recessione invece di una depressione è stato il debito. L’aumento del debito di questi mesi è stato quindi deliberato e soprattutto auspicabile”, precisa.
Il premier si è concentrato anche sulla ripresa: “Questa ripresa non è sufficiente per riparare i danni causati dalla crisi sanitaria. Dobbiamo raggiungere tassi di crescita più elevati e sostenibili che non nel recente passato, per aiutare non solo chi non aveva un lavoro prima della pandemia, ma anche chi lo ha perso in questi mesi e chi potrebbe perderlo nei prossimi anni”.
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