A Palermo l'ultimo atto dell'udienza preliminare sul presunto sequestro di 131 migranti

L’appuntamento per Matteo Salvini è fissato alle 9 nell’aula bunker del carcere catanese della Bicocca dove è previsto l’ultimo atto dell’udienza preliminare sul presunto sequestro di 131 migranti a bordo della nave della guardia costiera Gregoretti di cui deve rispondere l’ex ministro dell’Interno. Per domani è attesa la decisione del gup del tribunale di Catania Nunzio Sarpietro che si ritirerà in camera di consiglio per decidere sull’eventuale rinvio a giudizio per sequestro di persona o sul non luogo a procedere o ancora su un supplemento d’indagine. A distanza dunque di meno di un mese per la seconda volta l’ex capo del Viminale finirà davanti ad un giudice per le politiche e i provvedimenti presi sulla questione migranti durante il mandato da ministro dell’Interno. Il 17 aprile il gup di Palermo Lorenzo Jannelli ha infatti rinviato a giudizio Salvini per il ritardo nello sbarco di migranti dalla nave Open Arms, fissando la prima udienza per il prossimo 15 settembre davanti la seconda sezione penale del tribunale di Palermo. Uno scenario che potrebbe ripetersi anche domani ma con una grande differenza: a Palermo la procura schierò il procuratore capo Francesco Lo Voi, l’aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Gery Ferrara che chiesero il rinvio a giudizio, mentre domani il gup di Catania baserà la sua decisione anche sulla richiesta della procura di Catania del non luogo a procedere. Il sostituto procuratore Andrea Bonomo ha ribadito che nello sbarco dei migranti da nave Gregoretti l’allora ministro dell’Interno “non ha violato alcuna convenzione nazionale e internazionale – avrebbe detto il pm in aula – le sue scelte sono state condivise dal governo e la sua posizione non integra gli estremi del reato di sequestro di persona perché il fatto non sussiste”. Musica per le orecchie del difensore di Salvini, l’avvocato Giulia Bongiorno, che ribadisce come “l’azione penale contro Salvini non doveva neppure iniziare, perché il suo è stato un atto politico insindacabile” perché, ha sostenuto, per il “principio della separazione dei poteri e le decisioni adottate nell’interesse nazionale sono impenetrabili e non possono essere contestate in sede giudiziaria”.

Gli unici soggetti dunque a chiedere il processo per l’ex ministro Salvini sono le parti civili AccoglieRete, Legambiente, Arci e una famiglia di migranti a bordo della Gregoretti che sottolineano come “Salvini abbia trattenuto illegalmente a bordo 13 persone” e per questo chiedono che venga giudicato da un tribunale.

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