Il leader dem: "Una nuova affascinante avventura"

 Il “cantiere” è ufficialmente “aperto” e andrà avanti con “continuità” e “sistematicità” sui vari dossier. Enrico Letta e Giuseppe Conte condividono, (il copyright è del segretario Pd) “una nuova affascinante avventura”: ognuno con la sua identità e la sua autonomia, ma da compagni di strada. Il primo faccia a faccia, nella sede della fondazione Arel, che in questi giorni, insieme al Nazareno, è il quartier generale del leader dem, va avanti per oltre un’ora e non sarà solo un episodio legato al bon ton dell’etichetta politica, dovuto all’insediamento di Letta. Gli incontri avranno da ora in poi una “cadenza fissa”, per costruire un percorso comune che abbia una struttura sempre più solida. I due – che hanno un rapporto che si è andato consolidando negli ultimi periodi – si sentono già alleati nelle battaglie da mettere in campo per sconfiggere la pandemia e far marciare al meglio la campagna di vaccinazione. Vicini anche nell’idea di una nuova Europa da costruire, un’Ue politica e solidale, che veda l’Italia protagonista. Il campo, insomma, è lo stesso, anche se le difficoltà non mancano. Primo banco di prova “importante”, lo sanno entrambi, saranno le prossime amministrative.

Il dialogo per costruire uno schema di gioco comune da applicare nelle città è iniziato. Roma, data la presenza in campo di Virginia Raggi, resta il dossier più complicato, ma i diversi attori in gioco sono all’opera. Conte ha già scelto la direzione di marcia. Il Pd, assicura, sarà “interlocutore privilegiato” del “nuovo” M5S che l’ex premier ha in mente. “Chi va da solo è meno efficace. C’è una volontà di confronto già dalle prossime amministrative”, mette in chiaro. La strategia è condivisa da Letta, che, già nel suo intervento in assemblea prima di essere eletto, ha annunciato la volontà di costruire un “centrosinistra largo e inclusivo” che sia in grado di battere la destra.

Importante, da questo punto di vista, sarà anche capire al più presto quali saranno le regole del gioco. Ecco perché i due fanno anche un primo punto sulle riforme, materia sulla quale il Parlamento e quindi i partiti hanno maggiori possibilità di manovra. Difficile ma indispensabile coinvolgere tutti gli attori in campo su una nuova legge elettorale.

Intanto Letta blinda i nuovi vertici dei gruppi parlamentari, tutti al femminile. In Senato il braccio di ferro con Andrea Marcucci crea non poche tensioni. La possibile candidatura di Roberta Pinotti, vicina a Dario Franceschini, rischierebbe di spaccare il gruppo. Il segretario sente Luca Lotti, leader insieme a Lorenzo Guerini di Base riformista, e alla fine lo stallo ai sblocca. Marcucci propone il nome di Simona Malpezzi, attualmente sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento.

“Non basta dire ‘una donna, chicchessia’, Malpezzi è una donna capace e spero sarà sostenuta da tutti”, dice il capogruppo uscente, che assicura di non ambire a nessun incarico ‘compensativo’. Alla fine il voto dovrebbe essere unitario. “Simona Malpezzi è un’ottima candidata, persona leale e di squadra. La stimo e saprà rappresentare al meglio tutte le senatrici e tutti i senatori”, scrive su Twitter Pinotti. Sempre una donna, e sempre una senatrice di Base riformista, dovrebbe essere la nuova sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento. In pole Caterina Bini, Valeria Fedeli o Caterina Biti.

Alla Camera domani non si voterà per il nuovo capogruppo. L’assemblea proseguirà con il dibattito alla presenza del segretario. Favorita a prendere il posto di Graziano Delrio dovrebbe essere Debora Serracchiani (anche se resta quotato il nome di Marianna Madia). La presidenza della commissione Lavoro, che Serracchiani dovrebbe lasciare in caso di elezione a capogruppo, sarebbe comunque blindata da un accordo Pd-M5S e finire in mano ai Dem. Serracchiani, poi, potrebbe lasciare anche la vicepresidenza del partito. Le trattative per un’eventuale sostituzione, inutile dirlo, sono in corso.

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