Il Cavaliere: "Un governo di salvezza nazionale o il voto"

Indisponibili a sostenere il Conte Ter. Il no di Silvio Berlusconi risuona forte e chiaro. Dopo giorni di indiscrezioni, con possibili transfughi da Forza Italia – addirittura con placet del leader azzurro – l’uomo di Arcore spazza via i rumors e detta le sue condizioni: un governo di salvezza nazionale o il voto. Sono queste le uniche possibilità su cui il Cav è disponibile a discutere sotto l’egida autorevole e saggia del capo dello Stato, Sergio Mattarella, che rappresenta la “via maestra” per “indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani”. E l’auspicio è che Conte “sia consapevole dell’ineludibilità di questa strada”. Nessuna trattativa insomma, né alla luce del sole né tantomeno nelle segrete stanze dei palazzi della politica, “né ovviamente da parte mia, né di alcuno dei miei collaboratori, né di deputati o senatori di Forza Italia, per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica”, scandisce il leader forzista. Così Berlusconi smentisce anche le voci di un Gianni Letta ‘operativo’ per raccogliere una decina di senatori e una ventina di deputati, in accordo con l’amico ventennale del Pd, Goffredo Bettini, per far proseguire questa esperienza di governo. Dalla casa in Provenza della figlia Marina, il Cav non fa che ribadire quanto ha sempre sostenuto, lasciando aperte due strade che non scontentano nessuno. Una posizione che si allinea agli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni – quella di riportare gli italiani al voto – senza tradire la natura moderata e istituzionale che non può fargli escludere uno sforzo per il bene del Paese. C’è chi collega questa estensione alla rinnovata offerta del leader leghista di fare il nome di Berlusconi per il Colle quando sarà l’ora di trovare il successore di Mattarella. Benché, trapela da ambienti del centrodestra ci siano altri nomi, tra i quali anche quello di Marcello Pera.

La linea insomma è segnata, secondo l’ex premier, “l’implosione dell’attuale maggioranza sotto il peso delle sue contraddizioni è naturale conseguenza della sua origine improvvisata e contraddittoria, che contraddiceva il responso delle urne e che era finalizzata esclusivamente ad impedire al centro-destra di governare”. Per Berlusconi è evidentemente non praticabile la strada della ‘maggioranza Ursula’ invocata sia da alcuni esponenti pentastellati sia dal Nazareno. I numerosi pontieri di entrambi i partiti sono stati seccamente rispediti al mittente: la ‘maggioranza Ursula’ deflagrerebbe sulla compattezza del centrodestra, precludendo qualsiasi accordo per le prossime amministrative nelle grandi città come Roma, Milano e Torino. E lancia un avvertimento a chi in questi giorni ha richiamato la disponibilità di Forza Italia senza mai interpellare la sua guida: “Tentare di dividerci è impossibile ed inutile: chi si illudesse del contrario commetterebbe un grave errore di valutazione”, scandisce.

L’Udc, nel frattempo, si tira fuori in modo definitivo dallo scenario del Conte 2 con sostegno dei ‘responsabili’ o ‘volenterosi’. Paola Binetti – tra le più disponibili a trattare con palazzo Chigi – non usa mezze misure: “Per ipotizzare un appoggio è necessario che il premier rassegni le proprie dimissioni al Quirinale, anche perché così sapremo cosa è il Conte-ter. Adesso non lo sa nessuno. Dicci chi sei, cosa sarà il Conte-ter, e allora ne riparliamo”. Anche la senatrice Udc confida in Mattarella “che saprà individuare una soluzione, che a mio avviso però non possono essere le elezioni, il Paese non se lo può permettere”. Uno stop che arriva dopo la decisione dello scudocrociato di votare ‘no’ alla relazione del guardasigilli Alfonso Bonafede e confermando l’appartenenza compatta dei tre parlamentari al centrodestra.

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