Sergio Mattarella dedica pochi passaggi alla politica e non fa mai un minimo accenno alle fibrillazioni nella maggioranza

Ripartenza e ricostruzione. Sergio Mattarella, nel suo discorso agli italiani, dedica pochi passaggi alla politica e non fa mai un minimo accenno alle fibrillazioni nella maggioranza. Men che mai cita apertamente Matteo Renzi, pronto a far mancare i voti all’esecutivo di Giuseppe Conte e aprire una crisi di governo in piena pandemia. Nel suo messaggio di San Silvestro, tuttavia, sceglie con sapienza le parole, tanto da essere pesanti come macigni: “Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori” e forse, si potrebbe aggiungere, non di rottamatori. Lettura che non piace al presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, che invita a “non strattonare” Mattarella e insiste: “Più costruttori di noi non c’è nessuno, stiamo sul merito, ci interessa non sprecare 200 miliardi delle prossime generazioni”. Il ragionamento del capo dello Stato va dritto al centrod el problema, con o senza le picconate di Renzi: “I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova”, e per costruire appunto il futuro “non sono ammesse distrazioni, non si deve perdere tempo, non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte”.

Una vera e propria strigliata che non risparmia nessuno. Mattarella ammette che ci sono stati “errori” nel fronteggiare la pandemia e si chiede: “Si poteva fare di più e meglio? Probabilmente sì, come sempre. Ma non va ignorato neppure quanto di positivo è stato realizzato e ha consentito la tenuta del Paese grazie all’impegno dispiegato da tante parti”. Ora però è il tempo di reagire con “serietà, collaborazione, e anche senso del dovere”, rimarca. Mattarella guarda proprio al Recovery Plan, focolaio di tensioni nella squadra del Conte 2, ed esorta palazzo Chigi a dare una risposta “concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse”.
“Cambiamo ciò che va cambiato”, ma stop a giochetti come rimpasti o elezioni anticipate. Evitiamo perciò personalismi, che sarebbero un danno per un paese impegnato a fronteggiare la pandemia e portare a termine il piano vaccinale.

Quello che chiede Mattarella è ‘governare’ perché questo treno che non si può perdere. Un appello che il presidente spera sia colto nei prossimi giorni, con una nuova stagione di concordia e un patto programmatico che faccia correre veloce l’Italia. Il messaggio recapitato dal Colle a ogni componente di maggioranza e opposizione, risuona forte e chiaro: l’ultimo anno da presidente della Repubblica “coinciderà con il primo anno da dedicare alla ripresa della vita economica e sociale del nostro Paese. La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato. Sarà un anno di lavoro intenso”. Insomma Mattarella vigilerà e sarà, come sempre, garante del bene del paese.

Intanto a palazzo Chigi si lavora alle prossime mosse. C’è stato solo il tempo di una piccola pausa di riposo. Il premier già nel week end sarà al lavoro per chiudere il pacchetto sul Recovery prima dell’Epifania. E non si escludono scossoni da parte del senatore di Rignano. La sua deadline resta quella del 7 gennaio quando, secondo voci che circolano nei corridoi dei palazzi, Renzi potrebbe ritenersi ‘non soddisfatto’ e sfilarsi dalla maggioranza. Il ragionamento è conosciuto a tutti: all’opposizione i sondaggi di Iv risalirebbero, mentre inchiodati a un Conte senza prospettive e coraggio il rischio è andare affondo con lui. L’avvocato pugliese è convinto che Renzi non vada fino in fondo, e per dirla alla Franceschini, “si fermerà all’ultima curva”. In caso contrario la sfida all’Ok Corral potrebbe consumarsi proprio dopo il 6 gennaio nel corso del Cdm, con le ministre Bonetti e Bellanova che rimettono il mandato.

A questo punto Conte avrebbe due strade: nel caso i ‘responsabili’ pronti a sostituire i senatori di Italia viva non fossero sufficienti, sarebbe costretto a salire al Quirinale e rimettere il mandato nelle mani di Mattarella. Questo scenario darebbe la vittoria a Renzi, che vestirebbe i panni dell’artefice di un Conte 3 con una squadra tutta rivoluzionata e con due vicepremier (uno M5S e uno Pd). L’altra ipotesi prevede il cuscinetto dei responsabili pronti ad intervenire. In questo caso Conte si presenterebbe alle Camere per chiedere la fiducia, sicuro di incassarla, ma come spiegano fonti autorevoli della maggioranza, potrebbe rivelarsi un terno al lotto. Bene che vada potrebbe assicurare qualche sottosegretario alla truppa nuova di zecca che entrerebbe a palazzo Chigi ma, in caso di defezioni, si ritroverebbe disarcionato e con l’ex premier pronto a guidare la formazione di un nuovo esecutivo, senza Conte.

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