Il Senato ha detto sì alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno per il caso Gregoretti 

Matteo Salvini è stato accontentato: andrà a processo. “Ho difeso i confini, non ho rubato. Sono vittima di un'aggressione politica”. Poco dopo l'ora di pranzo, il leader del Carroccio si difende attaccando i ' nemici' dai banchi del Senato in un'atmosfera che, minuto dopo minuto, tra interruzioni e strepiti di campanella da parte della presidente Alberti Casellati, diventa sempre più infuocata. Il capo del Carroccio parla del caso Gregoretti anche se poi, in realtà, trasforma il suo intervento in un comizio e ogni tanto va fuori tema parlando del Governo e di cosa non va, dell'immobilismo di gente “che viene pagata per stare lì a non fare niente”.

Dura più di mezz'ora il monologo di Salvini. Che comincia sottolineando il vuoto tra i banchi del Governo, rintuzzato però dalla presidente Casellati che ribadisce come in questo caso non sia prevista la presenza di membri dell'esecutivo.“La difesa della patria è un sacro dovere, ritengo di aver difeso la mia patria, non chiedo un premio per questo ma se ci deve essere un processo che ci sia. In quell'aula non andrò a difendermi ma a rivendicare quello che, non da solo, ma collegialmente abbiamo fatto”, l'incipit a cui fanno seguito pensieri sparsi e domande provocatorie. Del tipo: “C'era bisogno di una cavia? Eccomi… L'unica mia preoccupazione non è per me ma per i miei figli, per quello che leggeranno domani sui giornali”. Con un riferimento a margine di un titolo di Repubblica di qualche settimana fa (“Cancellare Salvini”) e del commento della figlia Mirta. I figli, già. Il ledaer leghista li ha citati più volte: “Hanno il diritto di ritenere che il loro papà è lontano da casa non per sequestrare persone ma per difendere i confini”.

Salvini tira in ballo le dichiarazioni di Di Maio, Bonafede e Toninelli, ammette che andrà contro i consigli dell'avvocato Bongiorno, prova a spiazzare l'uditorio: “Rivendico con orgoglio di aver mantenuto una promessa elettorale. Tutti sapevano che avremmo fatto di tutto per bloccare gli sbarchi dei clandestini. E l’abbiamo fatto per più di un anno con gli amici dei 5 Stelle”. Per questo adesso chiede di andare a processo: “Mi spiace disobbedire alla Bongiorno ma c'è bisogno di un processo per stabilire una volta per tutte se ho ragione. Anche l’attuale ministra dell’Interno Lamorgese ha protratto per dieci giorni lo sbarco in attesa di ricollocamento. Ma io non la denuncio, noi siamo diversi, siamo diversi antropologicamente”, lo sfogo. A cui ne segue subito un altro.

 

“Sono testardo, ho una parola e una faccia. Continuo a chiedere ai miei parlamentari di votare per il processo. Il giudizio vero lo darà il popolo non la magistratura. Non ne posso più di passare per criminale. La rabbia e il rancore non dovrebbero essere in questa Aula”. Aula che nel primo pomeriggio vota per il processo. “Concludo con le parole di Indro Montanelli: l’unico consiglio che do è combattete per quello in cui credete, magari perderete tante battaglie, ma vincerete quella davanti allo specchio”, la firma di Salvini sotto l'ultima sfida. La più pesante, la più rischiosa.

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