Roma, 3 feb. (LaPresse) – "La patologia dell'Italia – spiega – sta nel fatto che dovunque, salvo la Grecia, la prescrizione si interrompe definitivamente o con il rinvio a giudizio o con la sentenza di primo grado; in Italia, invece, prima di questa riforma, non c'era nessuna interruzione definitiva, solo sospensione temporanea". "Alcuni numeri: le statistiche del ministero della Giustizia del 2018 – continua Caselli, intervistato da Massimo Giannini e Oscar Giannino – ci dicono che la prescrizione ha colpito 117367 processi, di cui oltre 57mila nelle fasi iniziali, 27mila in primo grado, 2250 davanti al giudice di pace, 29216 in Appello, 646 in Cassazione. Ma attenzione, e questo è il dato che viene dimenticato con disinvoltura nelle polemiche: la Bonafede si applica soltanto ai processi già conclusi in primo grado. Tenuto conto del fatto che in Cassazione si prescrivono pochissimi processi, la norma riguarderà il 26% dei processi prescritti, cioè il 3% dei processi trattati ogni anno. Non catastrofe, non apocalisse".
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