Colloquio di quasi un'ora. Il capo dello Stato preoccupato
La soluzione deve essere rapida perché in gioco ci sono migliaia di posti di lavoro e non pochi punti di Pil. Il braccio di ferro tra Ancelor Mittal e il governo, il futuro dell'ex Ilva di Tarato con i 5 mila esuberi posti sul piatto per salvare l'azienda, hanno fatto scattare i campanelli d'allarme al Quirinale già da qualche giorno. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è "preoccupato" e dopo l'ostilità a tornare sui propri passi emersa dall'incontro con la multinazionale indiana a palazzo Chigi, il colloquio al Quirinale con il premier Giuseppe Conte si è reso quasi necessario. L'inquilino del Colle ha apprensione per tutte le crisi aziendali (come Alitalia a Whirpool) e dopo numerose telefonate ha incontrato il presidente del Consiglio in mattina chiedendo al governo di adoperarsi per risolvere rapidamente la crisi, mettendo in sicurezza i lavoratori. La continuità aziendale non può essere messa in discussione, è il ragionamento di Mattarella, e i 5mila esuberi richiesti dagli indiani sarebbero un caro prezzo da pagare per il paese, dove l'occupazione è un problema rilevante. Il presidente della Repubblica non ha suggerito vie d'uscita, perché questo non è un compito che gli compete, ma come garante della coesione sociale sente il dovere di richiamare l'esecutivo a fare presto, senza dare scossoni all'occupazione.
Durante il colloquio , durato quasi un'ora, Conte ha riferito nel dettaglio i passaggi più importanti del faccia a faccia durissimo con Arcelor Mittal, illustrando al capo dello Stato le misure che il governo intende intraprendere per arrivare alla soluzione della crisi, senza licenziamenti. Per Conte Mittal è ancora una strada che si può percorrere, mettendo mano anche al piano industriale e reinserendo lo scudo penale in tempi rapidissimi. Questo il piano A, su cui il capo del governo attende una risposta dall'azienda indiana ma, in caso di fallimento, non è affatto escluso che lo Stato italiano intraprenda un'azione legale che, avverte Conte, "sarebbe la battaglia del secolo". Sul tavolo anche l'ipotesi della nazionalizzazione dell'industria dell'acciaio, una possibilità certo, ma non nell'immediato.
Mattarella segue con attenzione tutta la vicenda, quasi un filo diretto con palazzo Chigi, che aggiorneranno il Quirinale sui passi, si spera, in avanti. Su quello che concerne invece la tensione nella maggioranza giallorossa, proprio sull'ex Ilva, l'inquilino del Colle, nel suo stile, preferisce lasciarla nella sala della presidenza del Consiglio o nei palazzi della politica. Solo quando le tensioni si trasformeranno in strappo e quando lo strappo non sarà più risanabile, tanto da portare a una caduta del governo, allora Mattarella entrerà in scena. Con la Costituzione tra le mani.
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