Il governo ostenta sicurezza e tira dritto. Ma il giudizio di Standard and Poor's è alle porte: impossibile non pensare che un'altra bocciatura non peserà sull'economia di casa nostra
Il clima resta teso sull'asse Roma-Bruxelles. Nonostante la bocciatura della Commissione europea, il governo alza le spalle e tira dritto sulla manovra. "Non si cambia? Non c'è dubbio", dice senza tentennamenti il ministro Paolo Savona. Per il responsabile degli Affari Ue "nessuna nazione vanta la stabilità dell'Italia in un contesto così difficile", ribadendo che "il nostro Paese è veramente solido, non c'è il rischio di insolvenza". Semmai dovrebbe essere la Bce a intervenire per scongiurare sofferenze al sistema bancario italiano, rischiando di mettere in pericolo i risparmi e il credito ad aziende e imprese: "Se le responsabilità della stabilità passano nelle mani della Banca centrale europea, dovrebbero essere loro a intervenire per evitare che il sistema entri in crisi". Dunque, sottolinea Savona, "ognuno si assuma le proprie responsabilità", Mario Draghi compreso.
Dalle sue parole non sembra che il ministro abbia accolto l'invito del premier, che aveva chiesto di "abbassare i toni" e "fare sistema". L'obiettivo è far scendere lo spread, perché "se sale, o se comunque si mantiene alto, è un problema", ma occorre "mandare un messaggio di fiducia", ha esortato Giuseppe Conte. L'inquilino di Palazzo Chigi difende la manovra 'del popolo' dalle critiche, e lo fa davanti a una platea particolare, i sindaci dell'Anci: "Viene descritta come particolarmente ardita, in realtà non è così". Perché "prevediamo uno scostamento dal deficit molto, molto contenuto. Stiamo parlando di uno scostamento reale dello 0,4% sostenuto e giustificato da un piano di investimenti", chiarisce.
Conte prova a deviare il dibattito in corso, almeno con gli addetti ai lavori: "Ci stiamo concentrando tutti sui numeri della manovra e su certe misure qualificanti che sono il manifesto politico delle forze di governo, ma rischiamo di trascurare altre riforme fondamentali per far ripartire l'Italia", come "la sburocratizzazione della Pubblica amministrazione, la digitalizzazione dei servizi pubblici a tutti i livelli" e la "riforma del Codice degli appalti". Nei piani dell'esecutivo "tutto questo si trasformerà in una crescita del Pil: le stime scientifiche più moderate parlano di un incremento intorno allo 0,4-0,5%, mentre altre, parimenti accreditate ma un po' più coraggiose, parlano di 1 per cento del Prodotto interno lordo".
Nel suo braccio di ferro con l'Europa, almeno Roma può contare su un aiuto inatteso. Quello del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Come sempre, l'uomo della Casa bianca ha usato Twitter per comunicare al mondo di aver sentito Conte, al quale riconosce di stare "lavorando duro per l'economia italiana", concludendo con un vero e proprio endorsement per il premier: "Avrà successo". I cinguettii del presidente Usa in pochi minuti hanno fatto il giro di bacheche e profili di mezzo governo, primo tra tutti quello di Luigi Di Maio. Il ministro dello Sviluppo economico tiene la barra dritta: "Non credo che si debba cambiare la manovra sul 2,4% di deficit, sia perché manteniamo le promesse, sia perché siamo uno Stato sovrano". A detta del capo politico M5S "i mercati sono preoccupati da uno storytelling falso sul fatto che l'Italia vuole uscire dall'euro, ma non abbiamo nessuna volontà di farlo".
Di Maio rende anche merito a Conte e Giovanni Tria, che "in tutte le dichiarazioni hanno difeso la manovra". Intanto, il ministro dell'Economia, da Parigi, dove ha incontrato gli assicuratori internazionali, interviene su un altro capitolo che è sotto la lente della Commissione europea e dei mercati, quello relativo al debito pubblico italiano, e taglia corto: "Riguarda esclusivamente gli italiani". Ma il giudizio di Standard and Poor's è alle porte, impossibile non pensare che un'altra bocciatura non peserà sull'economia di casa nostra. Anche se il giudizio che nel governo temevano di più era quello di Moody's, che è già arrivato da qualche giorno ed è negativo. Un filotto di segni meno che, nonostante le dichiarazioni ufficiali, inizia davvero a essere preoccupante dalle parti di Palazzo Chigi.
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