Martina disposto a manifestare ancora contro una legge di bilancio che rischia di portare l'Italia fuori dall'Unione europea e dall'euro: "È pericolosa e ingiusta" fatta per gli evasori. Protesta anche il centrodestra, da Tajani a Meloni

Le opposizioni fanno muro di fronte alla manovra targata M5S-Lega, cercando di uscire dall'anonimato a cui le ha confinate l'esuberante maggioranza gialloverde. A preoccupare l'arco parlamentare della minoranza, da destra a sinistra, è la mancanza di sostanziosi investimenti in opere pubbliche, l'assenza di misure per creare lavoro a vantaggio di norme soltanto assistenzialistiche e il maggiore peso sul debito italiano con gli inevitabili contraccolpi da Bruxelles.

Una manovra 'reaganiana' e nient'affatto keynesiana, per usare le parole di Graziano Delrio. Il 'Governo del Condono' e non del cambiamento, che condurrà di filato l'Italia alla recessione, profetizza Matteo Renzi. Sceglie la via dell'ironia Bruno Tabacci di Centro democratico +Europa che di fronte alla stampa estera ammette senza mezzi termini: "Sembra che vogliamo portarci la Troika in casa". Emma Bonino usa un paragone efficace per fotografare la situazione dell'Italia rispetto alla Ue: "È come se la famiglia Bonino, già indebitata con banche e cognati, tornasse dai medesimi per chiedere ulteriori soldi, magari per cambiare l'iPad del figlio: io penso che il cognato lo accompagnerebbe più o meno gentilmente alla porta".

Il segretario del Pd Maurizio Martina si dice poi pronto a portare in piazza il popolo dem contro una legge di bilancio . In una conferenza stampa nella sede nazionale del partito, circondato dai due capigruppo Delrio e Andrea Marcucci, il segretario mette in guardia da una manovra "pericolosa e ingiusta" fatta per gli evasori. Nel mirino c'è il condono (o 'condonino') varato dal Consiglio dei ministri, su cui il Pd punta il dito. La strategia Dem d'altronde è nota: evidenziare le contraddizioni dei Cinquestelle, da sempre sensibili ai temi della giustizia e del contrasto all'evasione fiscale. La cosiddetta 'pace fiscale' per il segretario è "una vergogna" che non si vedeva dai tempi di Silvio Berlusconi. Buttati a mare i 20 miliardi di tasse recuperati con i governi di centrosinistra: "È il più grande condono della storia recente". Per Matteo Orfini Luigi Di Maio è il vero "erede del berlusconismo". A pagare le misure volute dal Governo saranno soprattutto "donne e bambini", e le imprese per le quali "le tasse aumenteranno di 4 miliardi". L'occasione è per Martina anche quella di mettere i puntini sulle 'i' rispetto a Matteo Renzi che ha lanciato in pompa magna la presentazione della 'contro-manovra' dem alla Leopolda. Il segretario segna il territorio e rimarca che è già stata presentata alle parti sociali e in aula dal Partito democratico. "Sono misure eque, per la crescita e concentrate su 5 temi: giovani, famiglie con figli, lotta a povertà casa e investimenti per la crescita. Sono misure sostenibili, sono l'alternativa al pericolo che stiamo correndo".

Scontenti anche nel centrodestra dove si sta consumando il dramma tra Forza Italia e Lega. "Il mio giudizio sulla manovra è negativo, non c'è nulla per far vivere meglio gli italiani. Il reddito di cittadinanza è un grande bluff", sentenzia il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. L'azzurro sottolinea il mancato taglio del cuneo fiscale e suggerisca un paragone che definisce "preoccupante": "si paga 780 euro chi sta seduto sul divano e 1200 euro un pompiere, non è il reddito di cittadinanza ma il lavoro che dà dignità". Secondo Giorgia Meloni è il M5S a "portarsi a casa tutto" e non la Lega. "Solo pochi spiccioli per la crescita e gli investimenti. Una manovra fatta di misure 'compra consenso', che guarda alle elezioni europee più che al futuro della Nazione", sottolinea la leader di Fdi. Finanziaria bocciata infine pure dalla sinistra. Nicola Fratoianni (LeU) non intravvede "nessuna svolta radicale" sul terreno delle politiche economiche nel senso di una redistribuzione. Èmancato il coraggio, secondo il segretario di Sinistra italiana, deluso anche dal M5S: "La pace fiscale è un condono con la firma dei Cinquestelle".

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