Il senatore Pd rimanda al mittente le accuse di aver ricevuto soldi dai Benetton per le campagne elettorali
Benetton ha finanziato le campagne elettorali del Partito democratico? Matteo Renzi rispedisce le accuse al mittente. Se il vicepremier Luigi Di Maio, parlando della revoca delle concessioni ad Autostrade per l'Italia dopo le, almeno, 38 vittime del crollo del ponte Morandi a Genova, aveva puntato il dito contro l'opposizione – "In passato i termini in scadenza sono stati prorogati perché si finanziavano legalmente le campagne elettorali a destra e a manca. A me non l'ha pagata Benetton e quindi abbiamo la libertà di poter recedere da questi contratti" – l'ex segretario dem passa al contrattacco.
"Di Maio dice che il suo governo è il primo a non aver preso soldi da Benetton o società Autostrade e che Benetton non gli ha pagato la campagna elettorale. Falso. Vedendo le carte scopriamo che io non ho preso un centesimo né per la Leopolda, né per le nostre campagne elettorali. E ciò significa che Di Maio è un bugiardo. E uno sciacallo", scrive il senatore Pd su Facebook. "Ma come se non bastasse si scopre che società Autostrade ha finanziato la Lega e che il premier Conte è stato legale di Aiscat, la società dei concessionari di autostrada: l'avvocato del popolo diventa all'improvviso l'avvocato delle autostrade – prosegue -. Quindi, se Di Maio vuole sapere chi prendeva soldi dal sistema autostradale lo deve chiedere al prossimo Consiglio dei ministri, non a noi".
E spiega: "Quando e perché è stata prorogata la concessione? Nel 2017, seguendo le regole europee, dopo un confronto col commissario Ue, Vestager (altro che leggina approvata di notte, è una procedura europea), si è deciso di allungare la concessione di quattro anni, dal 2038 al 2042, in cambio di una fondamentale opera pubblica: la Gronda, l'opera che avrebbe decongestionato anche il ponte Morandi. Io ti allungo la concessione (che scadrebbe comunque tra più di vent'anni) e tu in cambio mi dai subito un'opera pubblica. Prorogare la concessione è stata una scelta del governo per avere subito l'opera pubblica che avrebbe decongestionato il traffico a Genova".
"Contro la Gronda erano i 5 Stelle, che nel 2012 definitiva 'favoletta' l'ipotesi del crollo del ponte, che nel 2014 con il genovese Beppe Grillo volevano bloccare la Gronda 'anche usando l'esercito' e che nel 2018 con Toninelli hanno proposto ancora di cancellare l'opera – prosegue -. La proroga tra vent'anni della concessione serviva a fare subito la Gronda. E Genova ha bisogno della Gronda, dei lavori sul Bisagno, del terzo valico, degli investimenti sul Porto: tutte opere finanziate nella scorsa legislatura", sottolinea l'ex premier.
Poi un attacco a Danilo Toninelli: "Il ministro è sparito, commissariato da Di Maio che tutte le sere è in tv, ovviamente senza contraddittorio, perché se fa un confronto con uno che conosce le carte è finito. Lanciamo un appello: Toninelli abbia il coraggio di venire in aula la settimana prossima. Si interrompano le ferie, si riapra il Senato e Toninelli venga a dire si o no alla Gronda. Questo governo dice no a tutto: NoGronda, NoTav, NoVax, NoEuro, NoIlva. Venga in aula, Toninelli, e vediamo se ha qualche notizia intelligente da dare. Genova attende risposte".
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