L'ex ministro di Berlusconi analizza le proposte di Di Maio e arriva alla conclusione che i nostri uffici per l'impiego non sono in grado di assolvere al compito

Il reddito di cittadinanza se fosse inteso come "universalistico" costerebbe "dai 30 ai 40 miliardi di euro, visto che si sta parlando di circa 10 milioni di inoccupati, e distruggerebbe il mondo del lavoro, aprendo delle voragini nella spesa pubblica". Renato Brunetta, deputato azzurro, è senza freni e sale in cattedra vestendo i panni di professore ordinario di Economia del lavoro, e con LaPresse ha tutta l'intenzione di "vuotare il sacco".

Il provvedimento, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, praticamente una creatura di Luigi Di Maio, a capo del ministero del lavoro, secondo Brunetta ha una natura troppo ampia e quindi troppo costosa da sostenere per il bilancio italiano. Si parla infatti di un assegno di 780 euro al mese con la condizionale di fare due colloqui al mese presso appunto gli uffici regionali che, sottolinea Brunetta "non hanno la contezza dei posti di lavoro vacanti, perché non è un obbligo per i datori di lavoro fornirli".

"La ricerca attiva di un lavoro è un nobile scopo" riflette l'ex presidente del gruppo alla Camera e già ministro per la Pubblica amministrazione nel governo Berlusconi, "ma in Italia è impossibile attivarlo" se il ruolo centrare viene affidato agli uffici per l'impiego che, secondo Brunetta "non possono fare nulla nel fornire lavoro a chi lo chiede". Il rischio sarebbe quello che gli inoccupati dopo essersi rivolti agli uffici per un paio di volte, come dovrebbe prevedere il provvedimento, "conoscendo la burocrazia italiana" avrebbero la risposta "non torni neanche più, ti chiamiamo noi …"– ragiona l'azzurro – E i cittadini prenderebbero l'assegno senza assolvere nemmeno al condizionamento per legge".

"Siamo nel caos.. – rileva Brunetta – Non sta nè in cielo e nè in terra che si coinvolgano i centri per l'impiego, che sono su base regionale, perché in Italia non siamo attrezzati per questo tipo di funzione (offrire lavoro a inoccupati), non ci sono i soldi, non c'è il personale, non ci sono le evidenze empiriche dei posti di lavoro vacanti". Secondo Brunetta quindi per gli uffici, chiamati in causa dal reddito di cittadinanza "la missione è impossibile" e aggiunge caustico "è evidente che Di Maio non conosce i centri per l'impiego".

"In ogni caso – precisa Brunetta – il reddito non ha nulla a che fare con le varie indennità di disoccupazione che sono tutt'altra cosa, Quindi una cosa è definire delle formule per i disoccupati, altra cosa è dare un reddito universalistico a chi non cerca lavoro".

E sull'ipotesi che i fondi si trovino in Europa? Il Fondo Sociale Europeo, dice Brunetta "non finanzia misure passive, quindi non può finanziare misure di puro sostegno al reddito. Dunque, il Reddito di Cittadinanza, se concepito come semplice sostegno al reddito, non può essere finanziato dal FSE, mentre eventuali misure attive per la formazione ed il reinserimento lavorativo possono essere finanziate dal FES". E' evidente, conclude "che Di Maio 'orecchia' delle cose, poi dice 'troviamo i soldi in Europa', ma i soldi non ci sono".

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