Il segretario reggente ha chiesto e ottenuto la fiducia fino all'assemblea. Pieno supporto all'operato di Mattarella
Mandato pieno a Maurizio Martina e stop alle alleanze con il M5s o con il centrodestra. Il segretario reggente del Pd incassa il voto unanime della direzione alla sua relazione, direzione che avrebbe dovuto invece sancire la spaccatura del partito. Unità ritrovata dunque, almeno per ora. La conta interna è rinviata alla prossima assemblea e al congresso. Esultano i renziani perché ha prevalso la linea del no al dialogo, esultano quasi tutte le diverse anime del Pd vicine a Martina e non a Renzi per la rinnovata fiducia al segretario. Anche il premier Paolo Gentiloni, seduto in prima fila, a fine riunione twitta: "La Direzione unanime nella fiducia a Maurizio Martina. Più forza al Pd per affrontare i passaggi difficili delle prossime settimane".
Nella sua relazione Martina ragiona sulla sconfitta elettorale chiede "autocritica" e un confronto "franco e netto" , ma non tatticismi perché il punto "non è quello che gli italiani non hanno capito" ma i bisogni che il Pd non ha saputo intercettare. O il Partito democratico rifletterà senza rimuovere la sconfitta o sarà "fuori tempo massimo".
Il reggente si sofferma sulle dinamiche interne al partito. Poi, senza nominare mai Renzi, Martina dice "basta" a essere "più feroci tra di noi che con i nostri avversari politici" e basta alla logica dell'amico-nemico in casa. Parole dure, che il reggente non aveva mai usato prima. Ora, dice, è tempo di rifondare il Pd "senza andare indietro né oltre", serve un ripensamento netto su come si fa partito, su come si sta insieme. Per questo occorre un congresso "nei tempi giusti", tempi che consentano una riflessione approfondita.
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