Nel centrosinistra cresce il fronte anti segretario, c'è il nome di Gentiloni e Bersani lancia Grasso
La batosta del voto in Sicilia, apre la discussione sulla leadership di Matteo Renzi. Se Luigi di Maio già la dà per spacciata, e per questo si ritira dal confronto a due che lui stesso aveva proposto all'ex premier, all'interno del Pd si difende il segretario, anche se qualcuno pensa ad un'alternativa. Ma Renzi risponde: "<>Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta. Personalmente credo nella squadra. Siamo un bel gruppo di persone e possiamo rivendicare sia i risultati del passato sia i progetti del futuro", scrive nella sua e-news rispondendo ad alcune domande che gli sono arrivate via mail.
"Se il Pd è isolato – è la linea di Andrea Orlando – va incontro alla disfatta. Bisogna ridiscutere perimetro programma e leadership", magari mettendo in campo quel valore aggiunto rappresentato in questo momento da Paolo Gentiloni. Della stessa idea anche il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato: "Il fatto che tutti identifichino Renzi come avversario dimostra che il suo ruolo non è in discussione". Ma per quanto riguarda la leadership del centrosinistra, "abbiamo Gentiloni, è a Palazzo Chigi ed è un nome spendibile. Quello che è certo è che abbiamo bisogno di un'alleanza ampia, molto ampia, con un programma concordato". Insomma, anche nel Pd si sta facendo strada l'idea che una cosa è la segreteria e la leadership del partito (Renzi è stato eletto segretario in regolari primarie) e un'altra potrebbe essere il candidato premier di una coalizione di centrosinistra. In questo caso, nomi come Gentiloni o Grasso sarebbero spendibili e su questi nomi un accordo con Mdp e Campo Progressista potrebbe avere qualche speranza.
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