Orlando come Dario Franceschini spinge per introdurre il premio alla coalizione nella legge elettorale

Prove di dialogo nel Pd tra Andrea Orlando e la maggioranza renziana. Ieri il pranzo con il braccio destro del segretario, il ministro dello Sport Luca Lotti, in un ristorante del centro di Roma. Oggi il Guardasigilli ammette: "Sì, ci siamo visti, nulla di segreto. Abbiamo parlato di una serie di provvedimenti, di come affronteremo i congressi provinciali dei prossimi mesi". Si sa che all'orizzonte c'è la conferenza programmatica dell'autunno, in vista della quale i contatti tra Matteo Renzi e il ministro della Giustizia sono ripresi, come quelli con Michele Emiliano. E, secondo quanto riferiscono al Nazareno, sono "cordiali". Anche se il ministro ci tiene a mantenere le distanze: "E' noto che io e Lotti abbiamo posizioni diverse, è normale che non siamo stati d'accordo su tutto in 35 minuti di pranzo".

In particolare, Orlando come Dario Franceschini spinge per introdurre il premio alla coalizione nella legge elettorale, qualora l'esame riprenda in Parlamento. Fronte sul quale Renzi manifesta prudenza, consapevole che senza M5S e Forza Italia non si può produrre nessuna nuova legge. Tuttavia, mentre il titolare del ministero dei Beni culturali crede più in una necessaria anche se non auspicabile maggioranza con Forza Italia dopo le elezioni, il Guardasigilli invece preferisce di gran lunga Giuliano Pisapia e quell'ala di centrosinistra che vorrà seguirlo. Non è un caso che lui e Gianni Cuperlo abbiano assistito – ma non applaudito – alla manifestazione dell'ex sindaco di Milano in piazza Santi Apostoli a Roma dove è stato lanciato il progetto 'Insieme' con Mdp.

"Non voglio prendermi la responsabilità di far vincere la destra per questo lavorerò per il centrosinistra. Il Pd da solo non va da nessuna parte, ma il centrosinistra senza Pd va ancora meno lontano", è il ragionamento di Andrea Orlando. La strategia messa in atto dal titolare della Giustizia per attrarre Campo progressista nell'orbita del Partito democratico è quella di inserire nel programma dei punti condivisibili da tutto il centrosinistra. A questo servirà la conferenza d'autunno, "a cambiare la linea del Pd o meglio per dare una linea al Pd", ironizza. Anche il vicepresidente del Parlamento europeo, David Sassoli, giudica 'indicatori' della sintonia tra Partito democratico e Paese l'impegno per fare una nuova legge elettorale con premio alla coalizione e la capacità di unire il fronte progressista.

"La generosità in questo senso diventa la più alta forma di responsabilità", chiosa, replicando a Matteo Orfini. A tirare le fila a sinistra, nel frattempo, ci pensa Nicola Fratoianni che tende la mano ad Articolo1 di Roberto Speranza. "E' arrivato il momento di accelerare la proposta. Alle compagne e ai compagni di Mdp dico: iniziamo a mettere in campo un'iniziativa che costruisca la piattaforma per le politiche, a partire dal lavoro parlamentare, anche da una diversa collocazione, diversa spero ancora per poco". Il segretario di Sinistra italiana si infila nel solco scavato dalla volontà, mai celata da Pisapia, di coalizzarsi con il Pd prima o dopo il voto e propone ad Articolo1 iniziative parlamentari comuni – come reintrodurre l'articolo 18 o cancellare il pareggio di bilancio dalla Costituzione -, consapevole che su queste si costruirà una piattaforma comune. In Campo progressista, intanto, fanno sapere che il rapporto con Articolo1-Mdp "è vivo".

Resta da vedere chi avrà la meglio con gli ex scissionisti, se l'avvocato di Milano o l'ex Sel. Sembra sempre più evidente che il centrosinistra sia concentrato su due poli, da un lato il Pd e dall'altro Sinistra italiana. In mezzo, ballano Mdp – con il suo antirenzismo più vicina a Si – e Campo Progressista che, seppure alternativo al renzismo, non esclude una 'naturale' alleanza in vista delle politiche. 

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