"Diventa vitale per l'Ue avviare un processo di rifondazione"

"Il mondo sta andando verso ciò che ho sempre definito un disordine globale. Sempre più accentuato e sempre più difficile da governare. Diventa a questo punto vitale per l'Europa avviare un processo di rifondazione che è garanzia stessa del suo futuro". Sandro Gozi, viceministro per i rapporti con la Comunità Europea, legge lo scontro tra l'amministrazione americana e la cancelliera tedesca Angela Merkel come l'occasione per un salto in avanti per la Ue e ricorda "che in altre occasioni di grandi crisi l'Europa è riuscita a ripartire consapevole della sua forza e del ruolo che può recitare".

Cosa serve all'Europa per evitare di essere schiacciata dalle politiche americane e dai rigurgiti populisti che ne auspicano la fine?
Serve che la zona euro si completi con politiche nuove e condivise a cominciare dalla questione immigrati che non è solo un problema europeo ma è soprattutto un problema che riguarda l'Europa e i suoi rapporti con il continente africano.

Ci vuole una politica comune ma non sembra che sia dietro l'angolo.
Intanto si dovrebbe cominciare dal tema della difesa comune fondamentale perché l'Europa reciti un ruolo decisivo sugli scenari internazionali. E' proprio dalla difesa comune che si può arrivare ad un più alto livello di condivisione politica. Certo non basta. In questi anni l'Europa è stata poco attenta alle politiche per i giovani, ha latitato fin troppo sul tema della ricerca e ha gestito la crisi economica guardando poco ad una vera crescita per tutti. Abbiamo davanti sfide epocali e non possiamo permetterci che la comunità si sfarini e crolli.

Sta pensando ai vari populismi che circolano nel vecchio continente?
Sto pensando a Salvini, a Le Pen e a Grillo. Vogliono la fine dell'Europa e non possiamo regalare loro questo successo. Come? L'ho detto prima: con politiche nuove e coraggiose che guardino alle generazioni future, che si preoccupino più degli investimenti che dei tagli e che sappiano gestire le crisi con lungimiranza

Se n'è accorta anche Merkel che certi ideologismi non funzionano più?
Non si può negare che in questi ultimi anni la Germania abbia contribuito a fare delle politiche economiche europee una sorta di decalogo dove i numeri contavano di più delle idee. Credo abbia preso consapevolezza che è venuto il tempo delle decisioni coraggiose  sotto la spinta delle sfide internazionali che ci vedono fra gli attori.

Torna d'attualità il tema dell'Europa a due velocità. Sarebbe un problema per il futuro?
No, Credo anzi che la sopravvivenza della costruzione europea debba passare proprio per un sistema a due velocità. Se si parla del mercato unico digitale è giusto che ne siano partecipi tutti e ventisette i paesi, ma è altrettanto vero che certe politiche nuove muovano soprattutto e principalmente da un gruppo di paesi dinamico e in grado di guidare quella che sarebbe una sorta di nuova rivoluzione per la Comunità. E penso che questo gruppo debba costruirsi intorno all'asse franco tedesco con il contributo dell'Italia e magari della Spagna. Solo così salveremo l'Europa.
 

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