I magistrati depositeranno una memoria di circa mille pagine
È fissato per oggi , nell'aula bunker di Rebibbia, l'inizio della requisitoria della procura di Roma nel maxi processo 'Mafia Capitale'. I pm Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini, e il procuratore aggiunto Paolo Ielo, parleranno per due o tre udienze e depositeranno una memoria di circa mille pagine.
Nel processo oltre all'ex nar Massimo Carminati e l'imprenditore delle coop 'rosse' Salvatore Buzzi, considerati i principali artefici della presunta organizzazione criminale al centro dell'indagine, figurano ex amministratori locali di diversi schieramenti politici, ex dipendenti pubblici e dirigenti di azienda: ci sono, tra gli altri, Giovanni Fiscon e Franco Panzironi in passato ai vertici dell'azienda romana dei rifiuti (Ama) come direttore generale e amministratore delegato; l'ex componente del tavolo di coordinamento per i rifugiati del Viminale, Luca Odevaine, e l'ex capogruppo Pdl in Regione Lazio Luca Gramazio; l'ex presidente dell'Assemblea capitolina, Mirko Coratti (Pd) e gli ex consiglieri comunali Pierpaolo Pedetti del Pd, e Giordano Tredicine del Pdl.
Le accuse per i 46 imputati, vanno, a seconda delle posizioni, dalla corruzione, alla turbativa d'asta, l'usura, fino all'associazione mafiosa. Il gruppo capitanato da Carminati e Buzzi, secondo la procura di Roma, avrebbe condizionato per anni, con tangenti, minacce e estorsioni, la gestione di appalti e risorse nella Capitale.
LA DIFESA, E LE CONTRADDIZIONI, DI CARMINATI – Durante l'esame in aula, che si è concluso la scorsa settimana, Carminati, in collegamento video dal carcere di Parma dove è detenuto in regime di 41 bis, ha negato le accuse che gli vengono rivolte. "Nessun programma, nessun manifesto, le mie parole sul 'mondo di mezzo' erano chiacchiere da bar", ha detto commentando l'intercettazione ambientale tratta da una conversazione con l'amico, anche lui imputato, Riccardo Brugia, in un bar in Piazza di Vigna Stelluti, nella quale spiegava quel 'mondo di mezzo' che diede il nome all'inchiesta: ne è parte "chi fa da intermediario tra il 'mondo di sopra', della legalità, e quello 'di sotto', dell'illegalità".
"Nel 'mondo di sopra' ci sono dei 'sola'" che non rispettano i patti, dice oggi Carminati con espliciti riferimenti al mondo della politica e ai "truffatori" tra i quali mette anche l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Parla di "una guerra, iniziata negli Anni Settanta" che, almeno per lui, va ancora avanti. "Qualunque cosa succeda a Roma viene addebitata a me", attacca l'ex nar, che dice di essere diventato, suo malgrado, una specie di capro espiatorio. Ma dalle parole di Carminati emergono una serie di contraddizioni a cominciare dai fiumi di denaro pronti ad essere investiti e prestati da un uomo che, sulla carta, non ha alcun reddito; lo stesso denaro entra nelle gare di cui si occupano le aziende legate a Buzzi, attraverso 'anticipi' che Carminati fornisce in più occasioni per riaverlo, maggiorato, a lavoro svolto. Contro chi non rispetta i patti, scattano una serie di violente minacce, vedi quelle contro l'ex amministratore delegato di Eur spa Riccardo Mancini (Carminati intercettato dice di lui: "O famo strilla' come 'n'aquila sgozzata"), che l'ex nar sostiene di aver fatto 'scherzando tra amici'. Carminati e Buzzi raccontano di aver condiviso quattro cantieri, su altrettante gare per servizi legati alla pubblica amministrazione di un valore complessivo superiore ai cinque milioni di euro. Ma quando il pm chiede all'ex estremista di destra quale lavoro facesse per avere una tale quantità di denaro dal 're' delle cooperative romane, lui riesce a dare una sola risposta: "Nulla".
LE SENTENZE GIÀ ARRIVATE SUL 'MONDO DI MEZZO' – Mentre il maxi processo si avvia alla sua fase finale, proseguono i procedimenti ad esso collegati: lo scorso 25 gennaio, le prime quattro sentenze in appello legate a una tranche del procedimento, hanno dato un duro colpo all'impianto accusatorio della procura: per il collaboratore di Salvatore Buzzi, Emilio Gammuto, è caduta l'aggravante del metodo mafioso, e le pene sono state ridotte per tutti e quattro gli imputati che avevano segnato le prime condanne di Mafia Capitale. Condannati a tre anni l'ex funzionaria comunale Emanuela Salvatori ed Emilio Gammuto (in primo grado ne avevano avuto rispettivamente a quattro e cinque anni e quattro mesi); e a due anni e otto mesi di reclusione per usura Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, vicini a Massimo Carminati (in primo grado erano stati condannati a 4).
113 ARCHIVIAZIONI: DA ALEMANNO A ZINGARETTI – Nel febbraio scorso 113 posizioni sono state archiviate: si tratta di politici, imprenditori e personaggi già noti alle cronache giudiziarie finiti nell'indagine spesso a seguito delle dichiarazioni di alcuni degli imputati. In molte delle posizioni il gip ha motivato l'archiviazione scrivendo di "elementi inidonei a sostenere l'accusa in giudizio". L'archiviazione è arrivata, tra gli altri, per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dopo un'indagine per i reati di corruzione e turbativa d'asta partita da alcune dichiarazioni di Buzzi sulle quali i pm non hanno trovato riscontri. Archiviata anche la posizione dell'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno dalle accuse di associazione di stampo mafioso, mentre è ancora in corso il processo per corruzione e finanziamento illecito.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata