Attesa per le 13 la decisione della Corte Costituzionale
Arriverà questa mattina in tarda mattinata, è attesa intorno all'una, la sentenza della Consulta sull'Italicum. I 'giudici delle leggi' hanno ascoltato ieri in udienza pubblica i legali ricorrenti che hanno esposto i 22 ricorsi presentati dai tribunali di Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova e l'avvocatura dello Stato, per poi riunirsi, intorno alle 17, in Camera di consiglio. La Corte si è presa una mattinata di riflessione, anticipando tramite il segretario generale Carlo Visconti, la scelta di emettere il verdetto tanto atteso dai partiti in tarda mattinata. Lo slittamento rivela la necessità di trovare una formula il più possibile condivisa, che risponda in modo puntuale alle tante eccezioni sollevate, senza creare vuoti normativi in una materia delicata come quella elettorale.
Sul banco degli imputati finisce l'intera legge elettorale approvata dal Governo Renzi. E' nata "da un iter parlamentare costellato da illegalità" accusa Vincenzo Palumbo, che chiede alla Corte un'autorimessione del testo. Dello stesso avviso il presidente del pool anti-Italicum Felice Besostri, che si presenta al secondo piano del palazzo della Consulta con due bottiglie di 'viNo', un Rossese di Dolceacqua, imbottigliato per promuovere il 'No' al referendum. "Mi aspetto la cancellazione totale dell'Italicum. Mi pare il minimo per gli italiani dopo il voto del 4 dicembre. Mi aspetto sia annullato il premio di maggioranza al primo e al secondo turno", sottolinea. Gli interventi degli avvocati, fatti di pagine e pagine, si susseguono lenti tanto da costringere il presidente della Corte Paolo Grossi a richiamare i legali alla "brevità", accusandoli di "aver abusato della pazienza della Corte". L'auspicio dei giudici è quello di sedere "presto" in camera di consiglio "per poter deliberare".
Nel pomeriggio è la volta dell'avvocatura dello Stato, che bolla come inammissibili i ricorsi presentati contro l'Italicum. L'istanza di autorimissione della legge, secondo quanto si apprende, non dovrebbe essere accolta. Rimane invece in bilico il ballottaggio. L'avvocato generale dello Stato ne ha difeso la legittimità. "Non ho rinvenuto nessuna norma della Costituzione che lo vieta. E' stato criticato ma è già presente nel nostro ordinamento e in quello di Paesi democratici a noi vicini", ha sottolineato Massimo Massella Ducci Teri rivendicando la costituzionalità di uno Stato sì "democratico" ma che "deve anche saper scegliere". "Il sistema proporzionale puro – ha insistito poi difendendo la validità del premio di maggioranza – è una delle ipotesi previste" dalla Carta costituzionale, ma "non l'unica". Sul tavolo dei 'giudici delle leggi', poi, le multicandidature ("esistono dal 1945", ricorda l'avvocatura dello Stato) e il sistema dei capilista bloccati, che non garantirebbe secondo i legali anti-Italicum la possibilità per i cittadini di scegliere direttamente e liberamente i deputati.
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