La ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi si dimetta. Il coro si è sollevato dopo la diffusione della notizia che il compagno della ministra, l'imprenditore Gianluca Gemelli, è indagato in uno dei due filoni dell'inchiesta della procura di Potenza che riguarda il centro oli della Total in contrada Tempa Rossa a Corleto Perticara. L'altro filone, sulle tematiche ambientali legate all'attività produttiva del Centro Olio Val d'Agri di Viggiano (Potenza), coinvolge alcuni dipendenti del centro dell'Eni. Intanto, anche sui social è partito l'attacco alla ministra, con l'hashtag #GuidiDimettiti.
"La vicenda delle intercettazioni che coinvolgono il ministro dello Sviluppo Guidi e il suo compagno è impressionante, perchè dimostra quanto il tema del conflitto di interessi sia esplosivo per questo governo. Che Paese è quello in cui una ministra telefona al compagno per annunciargli lo sblocco di una grande opera che ha a che fare con gli interessi del compagno stesso? E che Paese è quello in cui poi questo signore chiama una grande azienda per dire che la situazione si è sbloccata? La cosa più seria e dignitosa a questo punto sarebbe aver ricevuto la notizia delle dimissioni di Guidi. Accompagnate da una seria valutazione del governo sul tema del conflitto di interessi. Se questo non avverrà, si lavorerà con tutte le opposizioni e i parlamentari disponibili a una mozione di sfiducia", è la reazione di Nicola Fratoianni di Sinistra italiana-Sel.
"Lo scandalo Guidi? È l'ennesimo, mostruoso conflitto d'interesse di questo governo. Più che Guidi o Boschi la vera responsabilità è quella di Matteo Renzi. È lui che deve dimettersi. Al confronto Berlusconi era un principiante", è invece la reazione del segretario della Lega Nord Matteo Salvini. "Stando agli atti, per il governo si profilano responsabilità gravissime. Guidi, Renzi e Boschi devono rassegnare subito le proprie dimissioni – gli fa eco Gian Marco Centinaio, capogruppo del Carroccio al Senato -. Ogni giorno appare chiaro che più che un esecutivo abbiamo a che fare con un comitato d'affari che utilizza la cosa pubblica per gli interessi privati delle rispettive famiglie. Prima Banca Etruria ora Tempa Rossa: con emendamenti o in consiglio dei ministri invece che degli interessi dei cittadini si occupano di risolvere questioni 'aziendali'. E' una vergogna! A casa subito".
"L'emendamento marchetta in legge di stabilità 2015 per il progetto Tempa Rossa al centro dello scandalo che coinvolge le telefonate tra il ministro Guidi e il compagno indagato venne denunciato dal Movimento 5 Stelle", ricordano la parlamentare pentastellata Mirella Liuzzi e il senatore Vito Petrocelli. "Questo emendamento vergogna ha una storia che parte con lo 'Sblocca Italia' dove fu sempre il Movimento 5 Stelle a scorpirlo ed in quella occasione riuscì a bloccarlo il 17 ottobre 2014 grazie a una lotta durata tutta la notte", ricorda Liuzzi. "In seguito il governo il 15 dicembre 2014 fu pescato nuovamente con le mani nei pozzi di petrolio e ripresentò l'emendamento nella legge di Stabilità 2015 al Senato – spiega insieme a Petrocelli – dove riuscì a farlo approvare e blindare tramite il voto di fiducia nonostante le nostre proteste e denunce". Oltre alle "dimissioni immediate della Guidi e della Boschi", insistono i grillini, "la miglior risposta politica da parte dei cittadini è andare a votare domenica 17 aprile il referendum contro le trivellazioni marine".
"Ogni giorno emerge un nuovo conflitto di interessi di un ministro, ma è l'intero Governo ad essere in perenne conflitto di interessi perché il governo Renzi è il governo delle lobby, delle banche e dei poteri forti", accusa la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, è un esecutivo che fa gli interessi dei propri amici e dei propri protettori, non quelli del popolo italiano. Come abbiamo fatto con il ministro Boschi con lo scandalo di Banca Etruria, Fratelli d'Italia non chiede le dimissioni del ministro Guidi ma le dimissioni di Renzi e dell'intero Governo".
All'attaco anche la minoranza dem, con Gianni Cuperlo. "Sono garantista ma in questo caso il garantismo mi sembra che c'entri poco. Il tema di fondo qui mi pare che sia se e in quale misura un esponente del governo nella stesura di un provvedimento abbia tutelato interessi specifici legati a rapporti personali. Prima di parlare di dimissioni, penso sia giusto aspettare però il rientro del presidente del Consiglio, che ora si trova all'estero, ma serve assoluta chiarezza e dobbiamo evitare doppi standard e doppie morali", ha detto Cuperlo ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7. "Forse il Governo, dopo oltre due anni, ha bisogno di un tagliando – ha aggiunto -. Vedo troppo familismo in giro, troppo potere in poche mani".
"Le intercettazioni sono un vulnus grave della nostra democrazia. Tant'è vero che nei Paesi civili, come l'Inghilterra, non valgono come prova e non possono essere usate neppure nei processi. Violano un diritto che la Costituzione garantisce, la nostra privacy", è invece la voce fuori dal coro di Silvio Berlusconi, che coglie la palla al balzo per un nuovo affondo contro questo strumento in mano alle procure, "moltissime cose che non sono reati, se pubblicati assumono un significato diverso. I miei amici mi dicono che gli appuntamenti sono raddoppiati. Perché certe cose possono dirsi solo in faccia e non si ha più la possibilità di farlo al telefono".