di Elisabetta Graziani
Firenze, 13 dic. (LaPresse) – Si è conclusa anche la sesta Leopolda. Doveva essere ‘Leopolda di governo’, secondo la stampa, è stata invece la Leopolda delle polemiche. Prima, la cosiddetta contro-Leopolda di Cuperlo, Speranza e Bersani a Roma nello stesso sabato della convention renziana. Poi, una volta sgonfiata la vicenda e chiarito che la coincidenza di date non era una provocazione, sono esplose le proteste legate al decreto ‘salva banche’ fino alla richiesta di dimissioni del ministro per le Riforme e madrina della tre giorni, Maria Elena Boschi. Mentre le note e i versi della ‘Terra degli uomini’ (la canzone di Jovanotti mutuata dall’omonima opera di Antoine de Saint-Exupéry) riempivano l’aria all’interno della vecchia stazione, fuori la strada faceva sentire la propria voce.
A distanza più o meno ravvicinata dai cancelli dell’ex scalo ferroviario hanno manifestato: gli obbligazionisti della Banca Etruria, le famiglie Arcobaleno, il corpo forestale, i movimenti per la case e le ‘Mamme no inceneritore’. Senza contare il duello tra la kermesse fiorentina e Il Fatto quotidiano. Il giornale, secondo i leopoldini, ha collezionato il maggior numero di titoli peggiori sul governo Renzi; titoli definiti, di volta in volta, “assurdi” o “idioti” e messi in classifica dal popolo della Leopolda. Immediata la controffensiva del Fatto: questa mattina copie gratuite del giornale erano distribuite nei passaggi obbligati verso l’ex stazione. Titolo d’apertura: ‘Papà Renzi e papà Boschi, tutti Banca Etruria e famiglia’.
La Leopolda numero 6 è nata sotto una cattiva stella, segnata fin da subito dalla vicenda nefasta del suicidio di un obbligazionista della Banca Etruria. La notizia della morte è montata dodici giorni dopo il fatto, proprio alla vigilia della kermesse fiorentina, quando è stata scoperta una lettera scritta a computer in cui l’uomo incriminava l’istituto di credito, arrivando fino a citare il decreto ‘salva banche’. Da quel momento, il ‘caso Boschi’ ha dominato la scena, oscurando i contenuti della Leopolda. Il padre del ministro, infatti, è stato vicepresidente per 8 mesi della Banca Etruria, una delle 4 salvate dal provvedimento del governo. Dimissioni sì o dimissioni no? E’ stato Roberto Saviano a sollevare il casus belli, denunciando un potenziale conflitto di interessi del ministro.
L’ipotesi dimissioni ventilata da Saviano è stata raccolta poi dagli obbligazionisti del gruppo ‘Vittime del salva banche’, ricevuti oggi dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ha assicurato loro – per il momento – i 100 milioni di euro e promettendo di valutare altre strade per aumentare il fondo. E mentre i ministri facevano quadrato attorno a Maria Elena Boschi – definendo “fuori luogo” le accuse di Saviano – il M5S ha annunciato attraverso Alessandro Di Battista una mozione di sfiducia nei confronti della Boschi. Matteo Salvini ha già proposto ai Cinquestelle di scriverla insieme.
Ma la polemica è rimasta fuori dai cancelli della stazione. Dentro, la gente della Leopolda era tanta e contenta. Pronta ad acclamare la sindacalista Cgil Teresa Bellanova, intervenuta per prima sul palco, e ad applaudire la candidata sindaca di Platì, Anna Rita Leonardi, giovane volto schierato contro la ‘ndrangheta, la cui candidatura è stata lanciata da Matteo Renzi. Nel tradizionale spazio vintage della kermesse si sono scambiate idee e progetti, come da tradizione. E, anche se quest’anno non c’erano i tavoli con i dibattiti, sostituiti dai question time con i ministri (Delrio, Poletti, Giannini, Pinotti, Madia, Gentiloni, Boschi e Padoan) nella sala a fianco alla platea, i tavoli apparecchiati per mangiare sono stati utilizzati dai partecipanti per confrontarsi e incontrarsi. Tra gli interventi più applauditi, quello di Roberto Giachetti, già incoronato dal popolo della Leopolda sindaco di Roma, sebbene contro la sua volontà.
Hanno preso il microfono volti attesi come quello di Giorgio Gori e Giovanni Malagò, ma anche i possibili candidati per le primarie in vista delle elezioni amministrative come i potenziali sfidanti a Milano Emanuele Fiano e Giuseppe Sala. Come previsto, hanno condotto i lavori il sindaco di Ercolano Ciro Bonajuti e Ottavia Soncini, vicepresidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Tradizionale apertura e chiusura affidata a Matteo Renzi, con intervento centrale – sabato – della madrina e organizzatrice, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, il cui ritardo ha tenuto col fiato sospeso fino alla spiegazione: “Lavoravo alla legge di Stabilità, vi voglio bene”. Alla parole del ministro ha ribattuto Renato Brunetta che ha fatto sapere di non averla vista alla Camera dove era in discussione la legge.
Se si pensa che la Leopolda si sia arresa o sia cambiata, ci si sbaglia e lo slogan ‘Andiamoci a prendere il futuro’, pronunciato da Renzi nelle battute finali, lo fa capire. Sono pronte altre “mille Leopolde” da qui al referendum sulla riforma costituzionale, previsto per ottobre 2016. Seguiranno poi due Leopolde “elettorali”, come le ha definite Renzi, nel 2016 e nel 2017, perché le elezioni politiche – ha ribadito il premier – saranno a febbraio 2018 e il Pd e la Leopolda hanno tutta l’intenzione di vincerle.
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