di Elisabetta Graziani Roma, 7 nov. (LaPresse) – Che la sinistra italiana non sia abituata a vincere lo dimostra l’inaspettata folla rimasta fuori dal teatro Quirino di Roma, dove questa mattina si è celebrata la nascita del nuovo gruppo parlamentare. Alcune centinaia di persone, arrivate anche da altre città italiane, hanno fatto la coda pressate contro le porte a vetri dell’ingresso per poi vedersi negare il passaggio dai vigili del fuoco per motivi di sicurezza. In quel momento la sinistra è riuscita in un colpo solo a perdere qualche voto – c’è chi se n’è andato indignato – e a compattare un gruppo di fedelissimi che, intonando in coro ‘Bella ciao’, ha stemperato la tensione.

Quelli di ‘Sinistra Italiana’ non si aspettavano tanta gente. Al punto che i leader più acclamati – Nicola Fratoianni, Arturo Scotto, Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina – hanno improvvisato un comizio fuori dal teatro mentre sul palco gli organizzatori si scusavano. Fassina ha avuto gioco facile a rispondere a Pier Luigi Bersani: “Venga a vedere quanta domanda di sinistra c’è”. E D’Attorre ammette che “ci sono almeno una decina di altri parlamentari Pd che stanno riflettendo se lasciare o meno”, ma “il numero non è indicativo di quante persone disposte ad aderire a Sinistra Italiana ci siano nei territori”.

‘Sinistra Italiana’ conta 31 deputati alla Camera (25 di Sel e 6 ex Pd), che hanno già adottato da venerdì l’emblematica sigla ‘Si’, e una decina al Senato, dove confluiscono anche 2 ex M5S e Corradino Mineo. Il gruppo della Camera avrà come consulente il premio Nobel ed economista statunitense Joseph Stiglitz. Non deve stupire il nome altisonante, ‘SI’ fa le cose in grande. Non per niente ad annusare l’aria dentro il teatro Quirino c’era anche Giorgio La Malfa, laureato in Economia politica a Cambridge, deputato repubblicano ed ex ministro di uno dei governi Berlusconi, cui però non rinnovò la fiducia nel 2011. Interpellato sulla sua presenza, La Malfa definisce “più che condivisibili” le idee economiche di Fassina, che gli esprime di rimando tutta la sua stima. “Considero Giorgio La Malfa – risponde Fassina alla fine dell’assemblea – un interlocutore culturale del progetto politico che portiamo avanti. Non mi stupisce il riferimento al keynesismo che accomuna me e Giorgio La Malfa. La Malfa negli ultimi anni ha fatto un’analisi lucida e controcorrente della crisi dell’eurozona”. Mistero svelato. Nella sala ci sono tutti gli ex Pd, incluso Corradino Mineo, che però se ne sta defilato dopo l’ultimo incidente diplomatico. Poi Fabio Mussi, Giuliana Sgrena, Salvatore Settis, Pietro Folena, molti dirigenti Cgil.

Radici uliviste, economia keynesiana contrapposta “al liberismo da Happy Days di Renzi” – sempre Fassina -, reddito di dignità, diritti civili, lavoro e Sud: la Sinistra Italiana scopre le carte e lo fa con la consapevolezza che per diventare soggetto politico di governo ci vorrà un lavoro “paziente” (così Sergio Cofferati nel suo messaggio). E a chi dalla platea grida a Claudio Fava che sul palco saluta “gli amici presenti” di citare anche i “compagni”, il figliol prodigo di Sel risponde: “Compagni lo siamo sempre, ‘amici’ sottintende un atto di generosità raro in questi tempi”.

Nichi Vendola non c’è, non ha potuto, ma manda un messaggio: “Fare la sinistra è l’urgenza di un’Italia spaccata tra Nord e Sud, frammentata in clan e corporazioni, umiliata dal malaffare che abita tutti i palazzi del potere”, scrive. Anche la presidente della Camera Laura Boldrini invia i suoi auguri per il nuovo soggetto, per cui pronostica ci sia uno spazio più ampio che in passato. Insomma, Sinistra Italiana supera la prima prova. Entro le amministrative o subito dopo – dice D’Attorre – nascerà il nuovo partito.

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