Roma, 19 ott. (LaPresse) – Ignazio Marino ha parlato per quasi quattro ore negli uffici della procura delle spese effettuate con la carta di credito del Campidoglio: si è difeso dalle accuse e ha portato della documentazione al pm Roberto Felici e al procuratore aggiunto Francesco Caporale. Il sindaco dimissionario è uscito dalla procura poco prima delle 20, da un’uscita secondaria, evitando i tanti giornalisti presenti. Un colloquio iniziato intorno alle 16 quando Marino si è presentato in veste di persona informata sui fatti, con l’avvocato Enzo Musco negli uffici di piazzale Clodio per fornire dichiarazioni spontanee nell’ambito dell’inchiesta che al momento non ha indagati né ipotesi di reato. L’avvocato Musco aveva chiesto da giorni al pm di avere un colloquio – fanno sapere fonti interne al Comune – e il pm ha acconsentito.

A questo punto la procura attenderà la relazione di polizia giudiziaria e Nucleo tributario della guardia di finanza sui documenti sequestrati presso gli uffici della Ragioneria del Campidoglio dalla quale potrebbero emergere riscontri sugli esposti presentati da Fratelli d’Italia e Movimento cinque stelle.

LEGALE: FIRME NON AUTENTICHE. “Ignazio Marino non è indagato e, con riferimento a questa vicenda, non risulta iscritta alcuna notizia di reato”. Lo comunica in una nota l’avvocato Enzo Musco, legale del sindaco dimissionario di Roma dopo il colloquio dello stesso Marino in procura. “Tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce ai giustificativi non sono autentiche – si legge nel comunicato – come può facilmente rilevarsi a occhio nudo”. Inoltre “nella quasi totalità dei casi i giustificativi ricollegano la causale della cena alla tipologia dell’ultimo appuntamento programmato nell’agenda del sindaco”.

“Fermo restando che il sindaco non ha mai utilizzato il denaro pubblico per finalità estranee a quelle consentite – si legge ancora nella nota del legale di Marino – è evidente che la questione relativa ai giustificativi è da ricollegare a una prassi secondo cui sono gli uffici del Campidoglio e non il primo cittadino a gestire questi aspetti, come è ovvio che sia e come chiunque può comprendere, senza che ciò possa giustificare però la scelta (che non si sa a chi sia riconducibile) di apporre sistematicamente forme non autentiche e di indicare causali di spesa evidentemente ricostruite a posteriori senza consultare il sindaco, in alcuni casi i giustificativi risultano addirittura firmati quando il sindaco si trovava all’estero”.

MAI CHIESTA CARTA DI CREDITO. Il sindaco dimissionario di Roma, Ignazio Marino, “non ha mai richiesto la carta di credito che gli è stata invece attribuita dagli uffici e non è stato lui a richiedere il riallineamento del plafond della carta da 10 a 50mila euro, come era nella precedente amministrazione”. Così sempre l’avvocato Enzo Musco, legale del sindaco dimissionario di Roma dopo il colloquio dello stesso Marino in procura.

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