di Denise Faticante

Città del Vaticano, 9 ott. (LaPresse)- In mezzo a tante incertezze, una sola cosa è certa: Roma arriverà al Giubileo senza sindaco. All’indomani delle dimissioni di Ignazio Marino, anche in Vaticano si fanno calcoli e valutazioni e soprattutto non si nascondono la preoccupazione sul fatto che l’anno Santo sia alle porte e la città con i suoi cantieri, sia ancora in pieno caos.

Oggi il quotidiano dei vescovi, l’Avvenire, ha inferto un duro colpo all’Amministrazione parlando di ‘biennio infausto’ e chiedendo per la Capitale ‘una cura onesta’. Il vescovo ausiliario di Roma, monsignor Giuseppe Marciante, invece, ha avvertito la necessità che “si dica a tutti con chiarezza come stanno le cose, perché la gente non ha capito molto perché Marino abbia dato le dimissioni”.

Certamente la figuraccia planetaria fattagli fare da Papa Francesco non ha certo giovato all’immagine del primo cittadino. Ma Bergoglio non ha bisogno di esegeti e non parla certo attraverso gli editoriali. Fuori dubbio è che quelle parole così nette da parte del Pontefice (“Non ho invitato io Ignazio Marino a Filadelfia. Chiaro?”) hanno sicuramente incrinato il rapporto tra i due uomini ‘alieni’.

Da una parte lo scienziato, fuori dalle beghe politiche, appartenente a quella fascia di credenti, chiamati cattolici democratici, legati politicamente e nel pensiero religioso e sociale a uomini come Giorgio La Pira, don Milani e Aldo Moro.

E dall’altra un Papa ‘arrivato dalla fine del mondo’, attento agli ultimi ma anche al rapporto tra scienza e fede. Marino è appena salito al Campidoglio, quando il Pontefice, siamo nel luglio del 2013, lo invita in Vaticano, assieme alla famiglia. Poi il 27 aprile 2014 il Papa, mentre attraversa piazza San Pietro per la beatificazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, riconosce il primo cittadino tra la folla: fa fermare l’auto e lo invita a salire abbracciandolo. Poi alla fine della celebrazione lo ringrazia “per l’amicizia e l’aiuto”. Cosa è potuto accadere allora tra i due? Tenendo ben chiaro che il fastidio mostrato da Bergoglio non aveva certo fini politici, dentro le mura vaticane alcuni pensano che il pontefice non abbia gradito che il sindaco ormai da mesi, parlando del viaggio a Filadelfia, abbia speso il suo nome in lungo e in largo. Lui che non si è fatto tirare per la veste neanche al Congresso americano, certo non apprezza essere buttato nella mischia.

Dietro quella risposta, che non vedeva l’ora di essere espressa, c’è anche chi legge irritazione per come Roma si sta preparando al Giubileo. I lavori sono partiti all’inizio di settembre, a meno di tre mesi dal gigantesco evento. Viabilità, sicurezza e trasporto pubblico non sono certo all’altezza di una città che si appresta ad accogliere milioni di pellegrini. Illuminanti poi le parole di Marciante: “Se sta male un povero, un bambino, o un anziano, significa che è una società che non funziona. A me sembra che, in questo momento, a Roma queste categorie soffrano”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: ,