Città del Vaticano, 1 ott. (LaPresse)- “La gioia del Signore è la nostra forza, in lui troviamo la nostra identità”. E’ uno dei passaggi dell’omelia di Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta nella festa di Santa Teresa di Lisieux particolarmente cara a Bergoglio. Il Pontefice ha sottolineato che mai in un cristiano deve spegnersi la nostalgia di Dio, altrimenti il nostro cuore non può far festa. Il popolo di Israele dopo lunghi anni di deportazione ritorna a Gerusalemme. Papa Francesco ha preso spunto dalla Prima Lettura, tratta dal Libro di Neemia, per offrire la sua riflessione su cosa dà
Il Pontefice ha rammentato che, anche negli anni a Babilonia, il popolo sempre ricordava la propria patria.
“Dopo tanti anni- ha osservato, arriva finalmente il giorno del ritorno, della ricostruzione di Gerusalemme e, come narra la Prima Lettura, Neemia chiede allo scriba Esdra di leggere davanti al popolo il Libro della Legge”. Il popolo è felice: “era gioioso ma piangeva, e sentiva la Parola di Dio; aveva gioia, ma anche pianto, tutto insieme”. Come si spiega questo?, si chiede Francesco: “Semplicemente, questo popolo non soltanto aveva trovato la sua città, la città dov’era nato, la città di Dio, questo popolo al sentire la Legge, trovò la sua identità, e per questo era gioioso e piangeva”.
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