di Giuseppe G. Colombo.

Roma, 23 set. (LaPresse) – Tre emendamenti per deporre l’ascia di guerra. Dopo giorni infuocati il Pd ritrova l’unità sul ddl riforme in Senato con tre proposte di modifica che mettono pace tra la maggioranza renziana e la minoranza del partito. Gli emendamenti riguardano l’elettività dei senatori, le funzioni del Senato e quelle dei giudici costituzionali. Restano ancora aperti i nodi del Titolo V e della presidenza della Repubblica, “temi che definiremo nei prossimi giorni”, spiega il sottosegretario Luciano Pizzetti. Il punto più spinoso viene risolto con una mediazione: spetterà ai consigli regionali eleggere i futuri senatori, ma la scelta dovrà tenere conto delle indicazioni fornite dagli elettori con il voto. La minoranza dem con Vannino Chiti parla di “mediazione degna” anche se gli emendamenti all’articolo 2 del ddl Boschi restano in campo in attesa della decisione del presidente del Senato Grasso. Per Chiti le proposte di modifica, a firma di Anna Finocchiaro, “esprimono una ritrovata unità nel partito e consentono un impegno unitario sui temi delle riforme e dell’azione di governo”.

Pace fatta, dunque, tra i dem, ma l’iter del disegno di legge a palazzo Madama trova di fronte a sè un nuovo ostacolo: gli 85 milioni di emendamenti presentati dalla Lega Nord. “Un esperto di lavori parlamentari mi diceva che se il Senato dovesse esaminare e votare gli 85 milioni di emendamenti di Calderoli dovrebbe lavorare sino al 2018, compresi sabati e domeniche: è stato messo in atto un vero sabotaggio dei lavori parlamentari”, chiosa il capogruppo del Pd Luigi Zanda. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, da Bruxelles afferma che con l’iniziativa di Calderoli si è “nel campo del ridicolo”, mentre Grasso definisce la valanga di proposte di modifica del Carroccio come “un’offesa alla dignità delle istituzioni”.

Richiamando le opposizioni a un esercizio “ragionevole” del diritto di opposizione, il presidente del Senato assicura che non permetterà un blocco dei lavori parlamentari. Calderoli non molla: “No a compromessi al ribasso”, afferma, sottolineando tuttavia che gli emendamenti “possono andare e venire” e che si riserva di ritirarli solo dopo aver visto gli emendamenti della maggioranza per capire se è “soddisfatto o meno”. Anche le altre opposizioni restano sul piede di guerra: Forza Italia ha presentato 1.173 emendamenti, Sel 60mila, il M5S 210, 160 sono quelli dei Conservatori e riformisti di Fitto. I lavori in aula, intanto, proseguono senza sosta, registrando anche momenti di protesta da parte dei senatori pentastellati.

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