Roma, 25 lug. (LaPresse) – Dai 3,7 milioni nel 2016 fino ai 22,7 milioni nel 2025. Questi gli oneri complessivi del disegno di legge sulle unioni civili quantificati nella relazione tecnica del Governo, qualora l’entrata in vigore del provvedimento fosse l’anno prossimo.

Il documento, trasmesso giovedì al Senato, è stato pubblicato ieri sera integralmente sul sito www.articolo29.it. Ora la commissione Bilancio è chiamata a formulare i necessari pareri perché la commissione Giustizia possa proseguire l’esame del provvedimento. Ove i lavori si concludano per tempo, l’approdo del disegno di legge nell’Aula di Palazzo Madama è previsto nella prima settimana di agosto.

Le stime fornite nella relazione sono state elaborate considerando il minor gettito Irpef dovuto alle detrazioni fiscali e le maggiori prestazioni per assegni al nucleo familiare e pensioni di reversibilità. In particolare, si prevede che per l’Irpef la cifra vada dai 3,2 milioni nel 2016 ai 16 milioni nel 2025. Sempre in riferimento agli stessi anni, la somma per gli assegni familiari andrebbe da 400mila a 600mila euro, mentre quella per le pensioni da 100mila a 6,1 milioni.

Il calcolo è stato fatto sulla base del numero di coppie rilevata dal censimento nazionale nel 2011 in Germania, pari a 67mila. Si è scelto di prendere questa base come riferimento per le analogie riscontrabili tra l’istituto già ampiamente sperimentato oltralpe e il testo normativo attualmente all’esame della commissione del Senato.

Registro unioni civili. Per l’istituzione del registro delle unioni civili presso i Comuni, si ritiene che i costi possano essere fronteggiati dalle amministrazioni comunali. Per altro, in circa 250 Comuni, tra cui Roma e Milano, questi registri risultano già costituiti e funzionanti. Inoltre, per le operazioni di iscrizione e trascrizione, nonché per il rilascio dei relativi attestati, è previsto il pagamento dell’imposta di bollo e dei diritti di segreteria, per un totale di 16,52 euro, che potranno quindi garantire ulteriori introiti in termini di maggior gettito.

Detrazioni per il coniuge a carico. Come già evidenziato, il numero di potenziali unioni civili di persone dello stesso sesso sono stimate a regime in circa 67mila. Dall’analisi dei dati delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche risulta una detrazione media per coniuge a carico di circa 690 euro ed una percentuale di coppie che fruirebbero di tale detrazione pari al 35%. Nell’ipotesi che aderisca a tali unioni il 25% delle potenziali coppie già il primo anno e il restante 75% nei 9 anni successivi, si stima una perdita di gettito Irpef di circa 4 milioni di euro per il primo anno -ma qui sia la sintesi che la scheda parlano di 3,2 milioni di euro, ndr-, cifra che si incrementerebbe di 1,3 milioni per ogni anno successivo al primo, fino ad arrivare al decimo dove la perdita sarebbe di 16 milioni.

Assegno al nucleo famigliare. Non avendo a disposizione dati analitici di natura contributiva e reddituale delle coppie dello stesso sesso, si sono adottate alcune ipotesi, che sono: il numero delle unioni civili è pari a 67mila; circa il 19% appartiene alla Gestione dipendenti pubblici, percentuale individuata come rapporto tra gli attivi iscritti alla Gestione pubblica e quelli iscritti alla Gestione privata per i quali l’assegno è a carico dell’amministrazione di appartenenza; l’importo medio mensile massimo dell’assegno è pari a 46,48 euro; la percentuale di ricorso all’assegno, desunta dal rapporto tra assicurati e beneficiari di assegni al nucleo familiare dipendenti del settore privato, relativamente ai nuclei composti da soli coniugi, è pari all’1,7%.

Sulla base di queste ipotesi, l’onere a carico dello Stato sarebbe di circa 0,4 milioni di euro annui nel 2016 e di 0,6 milioni di euro annui una volta a regime, già a partire dal 2017.

Pensioni indirette e reversibilità. E’ stato ipotizzato un numero iniziale di coppie che potrebbero avvalersi del nuovo istituto pari a 5mila, che arriverebbe a 30mila dopo dieci anni dall’entrata in vigore della legge. Il numero di nuovi ingressi è posto in modo tale da incrementare in maniera lineare la numerosità della popolazione nei primi 10 anni di previsione. Nel 2016, l’onere è stimato in 0,1 milioni di euro, fino ad arrivare, con aumenti graduali, a 6,1 milioni nel 2025. Come nella precedente analisi, non avendo a disposizione alcuna informazione di natura anagrafica e contributiva delle coppie di persone dello stesso sesso, per arrivare a queste stime sono state fatte una serie di ipotesi.

L’importo della pensione ai superstiti è stato distinto tra pensione indiretta (dove il dante causa non è titolare di una pensione diretta) e pensione di reversibilità, e calcolato sulla base delle pensioni ai superstiti ai soli coniugi decorrenti nel Fpld (Fondo pensioni lavoratori dipendenti) nell’anno 2014 per sesso ed età. Si è convenuto che gli individui raggiungano mediamente lo status di pensionato diretto alla maturazione di un’età inferiore di un anno rispetto al requisito anagrafico di età per la pensione di vecchiaia. Si è ipotizzato, poi, che il pagamento della prestazione avvenga al primo decesso di uno degli individui della coppia e dia sempre luogo a una pensione ai superstiti.

Per la mortalità sono state utilizzate le tavole di eliminazione proiettate dell’Istat con base 2011. La distribuzione per età delle nuove coppie è desunta da quella utilizzata per la generazione iniziale, limitata alle età inferiori a 50 anni. Si è infine ipotizzato che circa il 19% appartenga alla Gestione dipendenti pubblici, percentuale individuata quale rapporto tra gli attivi iscritti alla Gestione pubblica e quelli iscritti alla Gestione privata.

Scioglimento delle unioni civili. Lo scioglimento dell’unione civile tra persone dello stesso sesso comporterebbe un effetto di maggior gettito, peraltro non quantificabile, in relazione alla disciplina vigente del contributo unificato in sede giudiziaria.

Per quanto riguarda invece le altre disposizioni del provvedimento, si stima che il loro impatto sulla finanza pubblica sarebbe neutrale o di trascurabile entità.

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